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Iran: esperto Israele, Teheran felice tensione Obama-Netanyahu

25 marzo 2015 | 15.26
LETTURA: 4 minuti

Ne è certo il professor Meir Litvak, direttore del Centro di Studi iraniani dell'università di Tel Aviv, che ha spiegato all'Adnkronos i suoi dubbi sull'accordo nucleare negoziato con l'Iran e sottolineato come i "cattivi rapporti fra il premier dello Stato ebraico ed il presidente americano precludano ogni possibilità di una seria influenza israeliana sui negoziati".

Benyamin Netanyahu parla  della minaccia iraniana al Congresso americano.  - (INFOPHOTO)
Benyamin Netanyahu parla della minaccia iraniana al Congresso americano. - (INFOPHOTO)

Le crescenti tensioni fra il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu e il presidente americano Barack Obama non possono che rendere "felice" Teheran. Ne è certo il professor Meir Litvak, direttore del Centro di Studi iraniani dell'università di Tel Aviv, che ha spiegato all'Adnkronos i suoi dubbi sull'accordo nucleare che viene negoziato con l'Iran e sottolineato come i "cattivi rapporti fra Netanyahu e Obama precludano ad ogni possibilità di una seria influenza israeliana sui negoziati".

Gli iraniani sono stati felici della vittoria elettorale di Netanyahu, "perchè sanno che la spaccatura fra Israele e gli Stati Uniti crescerà, e che l'influenza israeliana sui negoziati sarà minima nella migliore delle ipotesi", nota il professore. "Se guardiamo alla continua escalation nei rapporti fra Obama e Netanyahu - aggiunge - gli iraniani devono essere felicissimi". Le notizie sui giornali che Israele abbia spiato gli Stati Uniti nei negoziati con Teheran, "al di là del fatto se siano vere o false, servono almeno in parte a preparare l'opinione pubblica e il Congresso a sostenere il prossimo accordo con l'Iran. L'Iran è sempre più rappresentato da membri dell'amministrazione Obama e parte della comunità accademica come un alleato effettivo degli Stati Uniti in Iraq, mentre si dice che Israele mina la politica regionale americana".

"Ho diversi dubbi sull'accordo, sia dal punto di vista tecnico che geopolitico - afferma Litvak - Per esempio, quanto durerà il congelamento (del programma nucleare ndr)? Gli americani sono già scesi da 15-20 a dieci anni e gli iraniani vogliono anche meno. Inoltre anche il periodo di dieci anni verrebbe diviso in fasi, il che permetterebbe agli iraniani di procedere su vari punti entro 5-6 anni".

"Vi è poi il timore che se gli iraniani violeranno parti dell'accordo, vi sarà grande riluttanza da parte americana ad ammetterlo, o ad avviare una vera azione, perchè questo significherebbe un fallimento della politica americana. Una volta rimosse le sanzioni, sarà estremamente difficile imporle nuovamente se gli iraniani imbrogliano", sostiene il professore. E, sul piano geopolitico, "vi sono già segnali preoccupanti di come gli Stati Uniti si siano riavvicinati all'Iran, ignorino il sostegno iraniano al terrorismo o il suo sostegno agli atti criminali del regime di Assad".

Quali garanzie sull'accordo potrebbero rassicurare il governo e il popolo israeliano? "Il livello di sfiducia fra il governo israeliano e gli Stati Uniti è così alto - risponde Litvak - che niente cambierà l'opinione del governo israeliano. Penso che la gente si berrà tutto quello che Netanyahu dirà sull'accordo".

Secondo il professore, la paura della minaccia iraniana "ha svolto un ruolo" nella vittoria elettorale di Netanyahu, ma non è stata il solo elemento. "Quando Netanyahu ha dichiarato che la soluzione di pace con due Stati era morta", molti elettori di estrema destra "sono tornati al Likud". Inoltre, conclude Litvak "vi sono anche ragioni personali ed interne relative alla profonda sfiducia emotiva che molte persone in Israele provano per la sinistra".

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