Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato per la prima volta dei russi "addestrati" dall'Is, denunciando la minaccia futura per la sicurezza del Paese e di quelli vicini. In un intervento di fronte al consiglio dei direttori dell'Fsb, ha spiegato che gli attacchi terroristici in Russia sono diminuiti del 61,5 per cento rispetto al 2013, una cifra che tuttavia viene spiegata dagli analisti con il trasferimento dei jihadisti attivi nel Caucaso russo in Siria. Ma il terrorismo di matrice islamica non è l'unico rischio per la sicurezza nazionale elencato da Putin che proprio 15 anni, il 26 marzo del 2000, fa veniva eletto presidente per la prima volta e sulla sicurezza ha da subito raccolto consensi.
Nel discorso in cui ha assicurato che la Russia "non si lascerà intimidire" e che "ci sarà una risposta a tutte le minacce provenienti sia dall'interno che dall'estero", il presidente ha sottolineato lo sforzo dei paesi occidentali di destabilizzare la Russia "con il loro intero arsenale di mezzi". Mezzi che vanno dal tentativo di isolare il paese politicamente alle pressioni economiche, attraverso l'azione delle organizzazioni non governative ed entità non politiche "manovrate dai servizi occidentali per screditare le autorità russe e destabilizzare la situazione interna" e una opposizione finta, soprattutto in vista delle elezioni che si svolgeranno nel biennio 2016-2018 (fra cui le legislative e quelle presidenziali).
Putin ha anche citato, fra le minacce alla sicurezza del paese, i cyber attacchi contro siti del governo (solo nel 2014 ne sono stati sventati 74 milioni), l'eventuale via libera degli Stati Uniti di inviare armi all'Ucraina, oltre al ridispiegamento delle forze Nato "ai nostri confini" (esercitazioni militari della Nato con 35mila militari coinvolti, le maggiori in dieci anni, si terranno in autunno in Germania, esercitazioni non dirette contro la Russia come ha assicurato il generale Richard Rossmanith al comando delle manovre).
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