La decisione di Mosca di sbloccare il contratto per la vendita di sistemi antimissile S-300 all'Iran rafforza la posizione di chi si oppone, in Iran come negli Stati Uniti e in Israele, al raggiungimento di un accordo sul programma nucleare di Teheran e aumenta l'instabilità nella regione, denuncia il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius in una intervista al Financial Times.
Il decreto firmato la scorsa settimana da Vladimir Putin invia un segnale sbagliato proprio nel momento in cui i paesi negoziatori cercano di definire in tempo per la scadenza del 30 giugno i dettagli dell'intesa raggiunta a Losanna. "Un accordo con l'Iran serve per prevenire la proliferazione nucleare nella regione ma anche, più in generale, per appianare le tensioni. Dobbiamo evitare di dare l'impressione che il periodo in cui ci troviamo porterà a un riarmo; crea l'ambiente sfavorevole e rafforza coloro che si oppongono a un accordo", ha spiegato Fabius.
La Francia, che in questi anni di negoziati con l'Iran si è dimostrato uno dei paesi più rigorosi ed esigenti nelle richieste a Teheran, è schierata per un sollevamento graduale delle sanzioni, una volta definita l'intesa complessiva, oltre che per l'introduzione di un meccanismo automatico per il loro "ripristino immediato" nel caso in cui l'Iran non rispetti gli impegni presi.
Ed è lo stesso Fabius, che si è opposto al raggiungimento di un accordo debole due anni fa ("ci era stata presentata una bozza non soddisfacente") a sottolineare che "ancora non è stato raggiunto un accordo" né sui tempi del sollevamento delle sanzioni, né sui controlli regolari dei siti nucleari, due punti considerati da Parigi come "importanti": "La Francia vuole un accordo che tuttavia deve essere solido e verificabile". Quanto alle sanzioni contro la Russia per la crisi in Ucraina, Fabius sottolinea che se l'accordo di Minsk sarà rispettato da Mosca "potrà esserci un allentamento delle misure. Se al contrario ci saranno violazioni, le sanzioni dovranno essere ripristinate o anche amplificate".