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L'Is diffonde video girato nel sito archeologico di Palmira /Guarda

26 maggio 2015 | 16.07
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L'archeologo a capo del dipartimento Antichità di Damasco: "Al momento non ci sono danni" Attivista ad Aki: "Nessuna strage di civili" nella città occupata (Foto)

L'Is diffonde video girato nel sito archeologico di Palmira /Guarda

Il sito archeologico di Palmira, nella Siria centrale, ''non è stato al momento danneggiato'' dall'avanzata dei jihadisti dello Stato Islamico (Is). Lo ha dichiarato Maamoun Abdulkarim, archeologo a capo del dipartimento delle Antichità di Damasco, alla radio 'Iraq libero'. ''Il sito storico sta bene. Al momento non ci sono danni'', ha spiegato.

Abdulkarim ha però detto di essere preoccupato per le sorti di Palmira, temendo che ''possa fare la stessa fine dei siti storici a Ninive'', la provincia irachena dove si trovano Nimrud e Hatra, distrutte dai jihadisti. Il timore è ora che il gruppo jihadista possa distruggere le antichità di Palmira, dichiarata dall'Unesco patrimonio dell'umanità, comprese le tombe e il Tempio di Bel.

''Proteggere Palmira è responsabilità della comunità internazionale , non solo della Siria'', ha proseguito Abdulkarim, che ha lanciato un appello a intervenire a tutela del sito che l'Unesco ha dichiarato di ''inestimabile valore''.

Intanto, secondo quanto rivela ad Aki-Adnkronos International l'attivista locale Abu Muhammad al-Tadmori, non c'è nulla di vero nella notizia secondo cui lo Stato islamico (Is) ha commesso una strage di civili" a Palmira, in arabo Tedmor, l'oasi nel centro della Siria occupata la settimana scorsa dai miliziani estremisti (Foto). L'Is "ha ucciso in modo mirato", sottolinea.

In particolare, i jihadisti si sono scagliati contro "soldati del regime, leader della difesa nazionale e spie che in passato hanno fatto uccidere o arrestare decine di giovani della città. Si tratta di persone - aggiunge Tadmori - che la popolazione locale conosce bene".

Tra i giustiziati dall'Is "abbiamo potuto accertare la presenza di quattro donne che collaboravano manifestamente con il regime e che la gente di Tadmor accusa di aver mandato a morte diversi giovani del posto"

Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, da quando ha conquistato la città e altre località nel Rif di Homs l'Is ha giustiziato almeno 217 civili, tra cui donne e bambini e fatto oltre 600 prigionieri tra le forze del regime e i suoi alleati, ma l'attivista smentisce affermando che tutte le vittime dei jihadisti sono elementi del regime o sue spie

Tadmori nega anche che l'Is abbia distrutto dei reperti archeologici all'interno del museo della città: "La notizia che i jihadisti hanno distrutto alcune statue all'interno del museo di Tadmor fuori è falsa", spiega. Al contrario, l'Is "ha messo delle guardie alla porta del museo, hanno issato la bandiera dell'organizzazione su alcuni edifici governativi e hanno promesso alla popolazione che non toccheranno il sito archeologico o i beni pubblici".

Stando all'attivista, i miliziani dell'Is "hanno ripristinato l'energia elettrica e la rete di distribuzione dell'acqua, che ora arrivano nella maggior parte dei quartieri della città". Al momento, poi, non vi è traccia di un'azione militare contro i jihadisti da parte della Coalizione internazionale: "Nei cieli della città non si è visto neanche un aereo", afferma Tadmori.

Quanto alla situazione degli abitanti dell'oasi, l'attivista chiarisce che "attualmente la strada verso Raqqah è aperta e molte famiglie che erano fuggite in quella città da due anni a questa parte sono rientrate", ma si assiste anche alla "partenza di molti verso Raqqah", che è la roccaforte del sedicente califfato islamico. Inoltre, "non c'è internet, ma utilizziamo internet via satellite per pochi minuti al giorno in modo da comunicare con il mondo esterno".

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