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Usa: 'taglia' Wikileaks su Tpp, 100mila dollari per bozza accordo

03 giugno 2015 | 17.29
LETTURA: 3 minuti

Lanciato crowdfunding per soldi per svelare al pubblico negoziati commerciali tra Usa e Paesi Pacifico

(Foto Infophoto)
(Foto Infophoto)

Wikileaks ha messo una 'taglia" sul Trans-Pacific Partnership (Tpp) offrendo 100mila dollari a chiunque possa fornire capitoli della bozza dell'accordo commerciale tra gli Stati Uniti e i paesi dell'Asia Pacifico tenuti assolutamente top secret. "La clessidra della trasparenza sta per scadere per il Tpp, non più segretezza, non più scuse, apriamo al pubblico il Tpp una volta per tutti", ha affermato, in una dichiarazione, Julian Assange, il fondatore dell'organizzazione diventata famosa per aver rivelato i segreti delle guerre degli Usa in Iraq ed in Afghanistan, che ha già pubblicato alcuni passaggi dell'accordo segreto, ma ora vuole l'intera bozza.

Per poter pagare la taglia, Wikileaks ha lanciato un 'crowdfunding', l'ormai famoso sistema di raccolta di fondi online, pubblicando un video sul suo canale Youtube.

Quello della segretezza della bozza dell'accordo che Washington sta per chiudere con le altre 11 nazioni del Pacifico è uno dei principali argomenti degli oppositori del Tpp. Ed in particolare dei senatori democratici, guidati da Elizabeth Warren, che si sono opposti alla concessione del fast track, cioè i poteri, poi alla fine approvati dal Senato, che permettono al presidente di negoziare il testo finale dell'accordo per poi presentarlo al Congresso per la semplice approvazione, senza poter votare emendamenti.

I sostenitori dell'accordo affermano che la segretezza è necessaria per proteggere negoziati così delicati, sottolineando come i capitoli già pubblicati da Wikileaks, alcuni su ambiente e proprietà intellettuale, hanno già infiammato il dibattito creando problemi ai negoziati. Ci sono ancora 26 capitoli a cui Assange i suoi stanno dando la caccia, dedicati ad aree che vanno dalle telecomunicazioni, all'agricoltura e il lavoro.

Ma forse la misura che preoccupa di più è quella dei cosiddetti Investor State Dispute Settlement (Isds), arbitrati per risolvere controversie tra multinazionali e stati dove queste investono. Il timore di Warren e degli altri democratici, ma anche di molti in Europa per quanto riguarda i negoziati dei Ttip, è che inserendo questo meccanismo nei trattati si finisca per favorire le multinazionali che possono sfidare i governi in tribunali ad hoc se queste passano leggi che ledono i loro profitti.

Superato, con enormi difficoltà, lo scoglio del Senato, ora Obama deve fare i conti con la forte opposizione dei deputati democratici all'accordo ora che tocca alla Camera approvare il fast track che invece ha il sostegno di almeno 190 repubblicani. Così Obama si trova nella posizioni di dover trovare almeno 27 democratici disposti a votare insieme ai repubblicani, ed a sostegno dell'accordo fortemente voluto dal presidente democratico.

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