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Caso marò, protesta dell'India su arbitrato. Terzi: "Bizzarra tesi"

16 luglio 2015 | 14.44
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Salvatore Girone e Massimiliano Latorre (Foto Infophoto)
Salvatore Girone e Massimiliano Latorre (Foto Infophoto)

Il ministero dell'Interno indiano intende chiedere a quello degli Esteri di presentare una protesta al tribunale di arbitraggio internazionale per sostenere che l'Italia ha "abusato del processo legale" nel caso dei suoi due Fucilieri di Marina, intervenendo in quella sede senza aver esaurito prima le opzioni legali disponibili in India, come richiesto dal diritto internazionale. Lo scrive il quotidiano The Economic Times che cita un’alta fonte ministeriale.

"Dal momento che la questione è all’esame della Corte Suprema di Delhi – ha spiegato la fonte - può configurarsi come un abuso del sistema legale la decisione dell'Italia di ricorrere a un arbitrato internazionale senza avere prima esaurito le opzioni locali, come richiesto dal diritto internazionale e specificato nell’articolo 295 dell’Unclos".

"E' una tesi bizzarra", secondo l'ex ministro degli Esteri Giulio Terzi. "Si sono viste tante bizzarrie in questa vicenda - spiega Terzi all'Adnkronos - ma questa è una delle più grossolane. L'India e l'Italia, insieme a tanti altri paesi, hanno ratificato la convenzione sul diritto del mare che stabilisce delle norme per risolvere dei conflitti di giurisdizione tra un paese e l'altro per quanto riguarda la giurisdizione sui mari e sulle navi"

"L'Italia ha fatto ricorso all'arbitrato obbligatorio secondo quanto previsto dalla convenzione - prosegue l'ex ministro - nel pieno rispetto della legalità internazionale e nella tutela dei propri diritti. Con l'attivazione della procedura da parte del governo Renzi non si fa altro che ricorrere all'ordinamento internazionale che, una volta ratificato, è diventato anche diritto interno per tutti gli Stati che lo hanno ratificato".

"E' quindi davvero una buffa impostazione affermare, da parte dell'India, che l'Italia non sarebbe in regola - sottolinea - Dopo tutte le illegalità e i soprusi che abbiamo dovuto subire, prima con la cattura in acque internazionali dei nostri marò, poi con la discesa a terra con le armi spianate da parte della polizia indiana e poi con tutte le altre prevaricazioni dei nostri diritti, che adesso ci vengano a dire che siamo noi a violare l'ordinamento internazionale è una cosa abbastanza assurda".

Secondo Terzi, si tratta solo di "una provocazione con l'obiettivo di creare confusione, sono assolutamente certo che non c'è alcuna voce all'interno del governo indiano che si collega a questa affermazione. La nostra richiesta di arbitrato obbligatorio mette nell'angolo la tesi indiana su una loro giurisdizione esclusiva. La nostra posizione sul piano legale è molto forte quindi è normale che si faccia di tutto per limitare questa strada".

"Non è una cosa seria". Angela Del Vecchio, docente di Diritto internazionale alla Luiss e considerata tra i massimi esperti di Diritto del mare, commenta così all'Adnkronos la protesta dell'India contro la procedura di arbitrato attivata dall'Italia per risolvere la questione dei due fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due pescatori durante una missione antipirateria.

"Gli avvocati indiani dovranno fare delle memorie e sostenere che noi abbiamo torto. Sono normali schermaglie di legali - continua l'esperta - E' un gioco tra avvocati. Non entrerei in ansia per ogni cosa che si dirà contro le procedure italiane. La cosa importante è che l'Italia è in regola e ben difesa. Quando si va davanti a un giudice nessuno può essere sicuro della sentenza, ma secondo un calcolo di previsione non ci dovrebbero essere difficoltà ad avere ragione, anche se in questi tre anni abbiamo complicato le cose. Secondo il diritto internazionale l'Italia all'inizio aveva ragione, poi abbiamo favorito i rapporti diplomatici invece di andare davanti al giudice come invece stiamo facendo adesso".

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