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Libia, è giallo su uccisione del boss degli scafisti. Smentite le accuse contro gli italiani

26 settembre 2015 | 16.21
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(Xinhua)
(Xinhua)

Sarebbe stato ucciso a Tripoli, in Libia, uno dei boss del traffico di esseri umani a Zuwara. Lo riferisce il giornale online Libya Herald, secondo cui Salah al-Mashkout sarebbe stato ucciso venerdì mattina nella capitale libica insieme a otto suoi miliziani. Al-Maskhout, si legge sul Libya Herald, si trovava a Tripoli "a casa di parenti", nella zona del Tripoli Medical Centre, quando all'uscita dall'abitazione insieme ai suoi miliziani "uomini armati hanno bloccato la strada e li hanno affrontati". Secondo la ricostruzione, è scoppiata una "sparatoria" e sarebbero rimasti tutti uccisi. Il giornale online riporta di ipotesi secondo cui l'obiettivo iniziale degli "assalitori, che non sono stati identificati", era di "catturare" al-Maskhout, ritenuto tra i "principali operatori del traffico di migranti" dalla Libia verso l'Europa. Nessuno degli "uomini armati" sarebbe rimasto ucciso. "Sembravano professionisti", si legge.

Farnesina: nessun coinvolgimento di italiani - Con una nota la Farnesina smentisce categoricamente la notizia di qualsiasi coinvolgimento di forze speciali italiane in Libia apparsa su mezzi di informazione in relazione alla vicenda relativa a Salah al-Maskhout.

Si ipotizza coinvolgimento criminalità organizzata - Sul misterioso episodio dell'uccisione a Tripoli di Salah al-Mashkout, considerato uno dei boss del traffico di esseri umani dalla Libia all'Italia, si fanno strada diverse ipotesi investigative. Una di queste, rilevano all'Adnkronos fonti qualificate, è che la vicenda possa aver visto l'eventuale coinvolgimento di elementi della criminalità organizzata italiana, con l'obiettivo per le cosche mafiose di mettere le mani sul traffico di esseri umani, che si è rivelato in questi ultimi mesi uno dei più redditizi canali di finanziamento delle cosche, se non il più proficuo in assoluto. A questo fine, l'uccisione del boss degli scafisti libici potrebbe costituire un 'avvertimento' ben preciso in una guerra di mafia mirata a prendere il controllo del business criminale dei migranti che dalla Libia partono alla volta delle coste italiane.

Nipote di al-Maskhout: mio zio è vivo e non è uno scafista - Salah al-Maskhout "è vivo e non ha nulla a che vedere con il traffico di esseri umani". E' quanto si legge sul giornale on line MaltaToday, che attribuisce le dichiarazioni a un uomo che afferma di essere un nipote di al-Maskhout. La fonte sostiene che suo zio, che avrebbe lasciato l'esercito nel 1996 all'epoca del regime di Muammar Gheddafi, non sia collegato a nessuna delle milizie attive in Libia. Interpellate da MaltaToday, persone che affermano di essere amici e parenti di Al-Maskhout smentiscono quindi le notizie circolate in precedenza sull'uccisione dell'uomo e il suo coinvolgimento nel traffico di esseri umani dalla Libia verso l'Europa. Le fonti, stando a quanto si legge, sostengono che Al-Maskhout lavori per una "compagnia energetica a Tripoli".

Intelligence, nessun coinvolgimento in morte di al-Mashkout - In relazione alla notizia, rilanciata da alcuni media, secondo cui forze speciali italiane sarebbero coinvolte nell'uccisione a Tripoli di Salah al-Mashkout, considerato uno dei boss del traffico di esseri umani in Libia, fonti qualificate dell'Intelligence smentiscono "in maniera categorica che in Libia siano in atto attività di questo tipo da parte dei servizi di informazione, perché questo -fanno notare- non rientra nel perimetro delle attività degli 007". L'intelligence italiana "non è quindi coinvolta nè può esserlo" dal momento che sul posto non ci sono forze speciali e "men che meno uomini dell'intelligence".

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