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Baldoni (Cyber Intelligence): "I terroristi vanno cercati sul web"

14 novembre 2015 | 17.31
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(Foto Infophoto) - INFOPHOTO
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Gli attacchi di Parigi , la strage di Charlie Hebdo e altri episodi terroristici, "ci dicono che i terroristi vanno cercati sul web, intercettati nei loro fuggevoli ma comunque esistenti movimenti e comunicazioni sulla rete". E' Roberto Baldoni, Direttore del Cis-Sapienza, il Centro di Ricerca di Cyber Intelligence e Information Security, ad indicare, intervistato dall'Adnkronos, la via del web per cercare "tracce" e prevenire "mosse future" dei terroristi che stanno lanciando attacchi in Occidente. "Bisogna spingere sulla cyber security" esorta Baldoni che proprio pochi giorni fa era a Parigi e che ritiene il prossimo Giubileo "un evento sicuramente a rischio".

"Dopo Charlie Hebdo l'allerta è salita a Parigi, sono entrato in una università superando controlli come in un aeroporto. Non era mai successo" racconta. Baldoni quindi ribadisce che "è sul web che si possono rintracciare informazioni. Molti gruppi terroristici si stanno muovendo sulla rete ed è questa una delle pochissime armi di contrasto che si possono mettere in campo in situazioni di questo tipo".

I terroristi, spiega, "sanno utilizzare molto bene il web, si muovono con un minimo di coordinamento e queste operazioni avvengono su internet". Il commando che ha attaccato Charlie Hebdo, evidenzia Baldoni, "per esempio ha lasciato tracce sul web". "Ci sono siti internet di terroristi, siti che aprono e chiudono velocemente. E questi gruppi -ribadisce- sanno usarli molto bene, non sono certo all'Anno Zero in queste tecnologie. Anzi".

Ma, prosegue Baldoni, "il contrasto non è affatto semplice, non basta mettere sonde nella rete di telecomunicazioni, serve un coordinamento fra tecnologie cyber e intelligence, tra macchina e uomo". E non è un percorso in discesa. Esistono, osserva, "tecniche per 'nascondersi' alle ricerche in rete, c'è una rete statunitense, ad esempio, fatta appositamente per nascondere le persone, renderle irrintracciabili, oppure farle apparire come presenti per esempio in Russia o comunque lontanissimo da dove realmente comunicano".

Inoltre, continua l'esperto italiano di cyber intelligence, "è complesso rintracciare segnali deboli e c'è sempre bisogno di umani al lavoro insieme ai sistemi tecnologici". Ma allora come prevenirli e fermarli? Per "filtrare le conversazioni ci sono le Chat Bot, squadriglie di risponditori automatici che 'ascoltano' migliaia e migliaia di conversazioni e, se si accorgono che una traccia è 'interessante', la conversazione viene trasferita ad un'operatore esperto" rimarca.

"I Paesi si mu ovono già in questa direzione, e anche l'Italia mostra più consapevolezza". Nel nostro Paese, riferisce, "le tecnologie sono cresciute anche se ancora non siamo in grado di gestire soluzioni nostre di ciò che sta accadendo sul web. Però si sta comprendendo l'importanza di avere soluzioni italiane di cyber security e cyber intelligence a garanzia della nostra autonomia di gestione". La strada, avverte Baldoni, "è lunga ma sono ottimista perchè è una strada molto veloce da percorrere. Basta far convergere gli obiettivi in questa direzione". Per questo, indica ancora Baldoni, "sarebbe estremamente importante creare in Italia un polo tecnologico in cui lavorino sinergicamente università, centri di ricerca, intelligenze, pubblico e privato".

Baldoni non mostra meraviglia sulla notizia della presenza di un francese all'interno del commando che ha colpito Parigi. "In Francia, a Parigi, hanno un numero altissimo di arabi, infinitamente più alto di noi e l'integrazione non è facile e c'è forte malcontento in queste comunità" sottolinea. Anche "come si sono mossi i terroristi, la logistica messa in campo, parla di abilità native. Penso anche ad arabi francesi di seconda generazione, come i terroristi di Charlie Hebdo" chiude Baldoni.

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