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Washington Post: "Trump il moderno Mussolini d'America"

09 dicembre 2015 | 12.59
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Altro che Marine Le Pen, il vero modello di Donald Trump è Benito Mussolini. E' il duro giudizio dell'editorialista politico del Washington Post, Dana Milbank, sul miliardario in testa ai sondaggi repubblicani, grazie anche alla sua politica populista, al limite della xenofobia e dell'intolleranza, che ora propone di vietare l'ingresso ai musulmani in America.

Secondo l'editorialista il paragone tra Trump e Mussolini non è "superficiale: le pose con la mascella volitiva, gli ampi gesti con la mano destra, tutto quel parlare dei suoi enormi successi contro la stupidità degli avversari, tutto evoca lo stile del dittatore italiano". E ora l'incredibile dichiarazione sulla messa al bando dei musulmani "dai toni ovviamente fascisti".

L'immobiliarista, poi campione dei talk show prima dell'avventura politica, "usa molti degli strumenti dell'armamentario fascista: un disprezzo per la realtà dei fatti, la diffusione di un senso di paura e di crisi prevaricante, la descrizione dei suoi sostenitori come vittime, l'incolpare agenti stranieri o esterni di una crisi che solo la sua personale capacità potrà aiutare a superare".

Dalle parole ai fatti, Trump nelle scorse settimane ha giustificato la reazione violenta dei suoi sostenitori contro una persona che mostrava dissenso durante un suo comizio. Ma la cosa "più preoccupante di Trump stesso è la riluttanza che si registra tra i leader repubblicani a condannarlo apertamente", sottolinea ancora il giornale che nelle settimane scorse ha lanciato un appello all'establishment repubblicano affinché facesse sentire la sua voce per fermare il pericoloso populismo di Trump.

La ragione profonda è che con la sua retorica violenta, divisiva Trump alla fine fa presa sulla pancia di quello che è diventato lo zoccolo duro dell'elettorato repubblicano, ormai spostato nettamente all'estrema destra, che il Grand Old Party "non può permettersi di perdere", scriveva a settembre in un memo riservato Ward Baker, direttore del comitato nazionale repubblicano per l'elezione al Senato.

"Impegnarci a tempo pieno ad attaccare un nostro candidato avrebbe l'effetto di scoraggiare il voto Gop", concludeva il memo. Nei tre mesi da settembre ad ora la campagna di Trump "è diventata ancora più preoccupante", conclude Milbank raccontando che dopo che ha scritto un articolo in cui definiva il candidato "razzista, demagogo intollerante", la sua casella postale si è riempita di messaggi antisemiti, anti-gay, anti- immigrati, anti-afroamericani ma soprattutto anti-musulmani.

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