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Brexit, Cameron: "Referendum su Ue il 23 giugno". Governo spaccato

20 febbraio 2016 | 09.23
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David Cameron  (Afp) - AFP
David Cameron (Afp) - AFP

"Lunedì inizierò il processo per il referendum, andrò in Parlamento proponendo che il popolo britannico decida il nostro futuro in Europa, attraverso un referendum dentro o fuori, giovedì 23 giugno". Lo ha annunciato il premier britannico, David Cameron all'indomani dell'accordo raggiunto fra Londra e il resto dell'Unione Europea per scongiurare la Brexit.

"Il gabinetto ha convenuto che la posizione del governo sarà quella di raccomandare che la Gran Bretagna resti in un'Unione europea riformata", ha detto il premier britannico. "Sono convinto - ha affermato - che la Gran Bretagna sarà più forte in un'Unione riformata, perché noi possiamo svolgere un ruolo guida in una delle organizzazioni più grandi del mondo dall'interno".

"I singoli ministri del gabinetto avranno la libertà di fare campagna nella loro veste personale, secondo i propri desideri", ha precisato Cameron. Il ministro della Giustizia, Michael Gove, così come quello della Cultura, John Whittingdale, sono tra i membri del governo britannico che sarebbero a sostegno della Brexit. Tutti i ministri del gabinetto, riporta la Bbc, avrebbero infatti già annunciato la loro posizione riguardo il referendum sull'Unione europea che si terrà nel Paese.

Insieme al premier britannico, David Cameron, a sostenere la permanenza nell'Ue sono, tra gli altri, il cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, il ministro dell'Interno, Theresa May, il ministro del Commercio e dell'Industria, Sajid Javid, il Segretario di Stato per il Galles, Stephen Crabb, ed il ministro della Salute, Jeremy Hunt. Favorevoli ad uscire dall'Ue sarebbero invece in sei. Oltre a Gove e Whittingdale, ci sarebbero anche il ministro delle Pensioni, Iain Duncan Smith, il presidente della Camera Chris Grayling, che in Gran Bretagna siede al governo, la responsabile del dicastero per l'Irlanda del Nord, Theresa Villiers, e Priti Patel responsabile per l'Occupazione.

"Non dirò mai - ha detto Cameron - che il nostro Paese non potrebbe sopravvivere al di fuori dell'Europa, noi siamo la Gran Bretagna, noi possiamo raggiungere grandi cose", ma "saremmo più sicuri in 'Unione riformata, perché possiamo collaborare con i nostri partner europei per combattere contro il terrorismo e la criminalità transfrontaliera". "Ci stiamo avvicinando - ha aggiunto Cameron - ad una delle decisioni più grandi che questo Paese dovrà prendere in una vita: se restare in una Ue riformata o andarsene. La scelta va al cuore del tipo di Paese che vogliamo essere ed il futuro che vogliamo per i nostri figli".

"Voglio essere chiaro: lasciare l'Europa minaccerebbe la nostra sicurezza economica", ha detto Cameron, precisando che "il nostro piano per l'Europa dà il meglio di entrambi i mondi, sottolinea il nostro status speciale". Ma, ha aggiunto, "il nostro status speciale significa anche che noi siamo fuori da quelle parti di Europa che non operano per noi".

"Ora la campagna referendaria inizierà -continua Cameron- su una domanda enorme, una delle più importanti che la nostra generazione ha davanti a sé. Spero che ci sarà un dibattito enorme nel Paese e io lo incoraggerò, ma alla fine spetta al popolo decidere, non ai politici".

I believe Britain is stronger, safer and better off within a reformed European Union. My statement on tonight's deal:

Pubblicato da David Cameron su Venerdì 19 febbraio 2016

E' stata la presidente lituana Dalia Grybauskaite, sul suo profilo Twitter, a dare l'annuncio dell'accordo raggiunto: "Intesa fatta su #UKinEU, il dramma è alle spalle".

Per il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker "è un buon accordo, legalmente robusto e ben equilibrato". Per il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, che per Juncker durante i negoziati ha mostrato "grande leadership", l'accordo raggiunto con Londra "rispetta i nostri principi fondamentali e il principio di non discriminazione".

L'accordo ha diversi punti qualificanti, tra i quali, per quanto riguarda la  governance economica, quello in cui si riconosce "che gli Stati membri che non partecipano all'ulteriore rafforzamento dell'unione economica non creeranno ostacoli, bensì faciliteranno tale ulteriore rafforzamento, mentre questo processo rispetterà, per contro, i diritti e le competenze degli Stati membri che non partecipano all'euro". 

Per quanto concerne la sovranità, "viene riconosciuto che il Regno Unito, alla luce della speciale condizione che ha nei trattati, non è impegnato in una ulteriore integrazione politica nell'Ue". Inoltre, "i riferimenti nei trattati e nei loro preamboli al processo di creare un'unione sempre più stretta tra i popoli europei non offre una base legale per estendere la portata di alcuna clausola dei trattati o della legislazione secondaria dell'Ue".

Non solo: "I trattati consentono un'evoluzione verso un grado di integrazione più profondo tra gli Stati membri che condividono una tale visione del loro futuro comune, senza che questo si applichi agli altri Stati membri". Quanto ai social benefits e alla libertà di movimento, si mette nero su bianco che "il diritto al libero movimento dei lavoratori può essere soggetto a limitazioni sulla base di considerazioni di pubblica sicurezza, di policy o di salute pubblica".

Inoltre, "sulla base di considerazioni oggettive indipendenti dalla nazionalità delle persone coinvolte e proporzionate al legittimo scopo perseguito, possono essere imposte condizioni in relazione ad alcuni benefit, per assicurare che ci sia un reale ed effettivo grado di connessione tra la persona e il mercato del lavoro dello Stato membro".

Gli Stati membri, si legge ancora, "hanno la possibilità di rifiutare di garantire benefici sociali alle persone che esercitano il loro diritto alla libertà di movimento unicamente per ottenere l'assistenza sociale dello Stato membro, malgrado non abbiano risorse sufficienti per rivendicare il diritto di residenza". Viene consentita l'introduzione di un "meccanismo di allerta e salvaguardia che risponde a situazioni di afflusso di lavoratori di magnitudo eccezionale per un periodo esteso di tempo, ivi inclusi i risultati di politiche passate che hanno fatto seguito agli allargamenti dell'Ue". 

"Lo Stato che intenda avvalersene deve notificare alla Commissione e al Consiglio l'esistenza di tale situazione eccezionale, che danneggi aspetti essenziali del suo sistema di sicurezza sociale. Su proposta della Commissione, il Consiglio può autorizzare lo Stato membro a restringere l'accesso ai benefici non contributivi per i lavoratori per la misura necessaria". Il Consiglio "autorizza tale limitazione per un periodo di 4 anni a partire dalla data di inizio del lavoro. Limitazione che deve essere graduale e si applica ai lavoratori Ue nuovi arrivati per un periodi di sette anni". 

Per il presidente del Consiglio Matteo Renzi è "un buon accordo", ma in Europa nei prossimi mesi ci sarà "molto da fare". "Ora il popolo inglese e i cittadini britannici dovranno decidere. Al di là dei dettagli tecnici dell'accordo, che è un buon accordo, nei prossimi tre o quattro mesi bisognerà fare un riflessione su cos'è l'Europa", ha detto. "Se non ripartiamo per un'Europa affascinante e dinamica - ha aggiunto Renzi - perdiamo la sfida con la storia. Dunque, bene l'accordo, poi il fatto che finalmente possiamo tornare a casa è un passo avanti, ma la partita inizia adesso".

In Italia critiche all'accordo arrivano dal M5S. "Brexit. Per Uk né euro, né esercito europeo e né confini aperti. Per Renzi è buon compromesso. Sì certo, per gli inglesi, non di certo per noi!", scrive in un tweet il deputato M5S Danilo Toninelli, commentando l'esito del Consiglio Europeo.

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