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"Regeni interrogato e torturato per 7 giorni". Il Cairo smentisce: "Notizie false"

01 marzo 2016 | 14.22
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Sit-in a Roma per Giulio Regeni (Foto Afp) - AFP
Sit-in a Roma per Giulio Regeni (Foto Afp) - AFP

Giulio Regeni fu sottoposto a interrogatorio per cinque o sette giorni, durante i quali subì ripetute violenze a intervalli di 10-14 ore. E' quanto hanno rivelato due fonti della procura egiziana che indaga sull'omicidio del ricercatore italiano trovato morto il 3 febbraio scorso. Il Cairo però smentisce e parla di "notizie false e prive di ogni fondamento". Citate dal sito dell'agenzia Reuters, le fonti anonime hanno spiegato che la procura ha interpellato la scorsa settimana Hisham Abdel Hamid, direttore del Dipartimento di Medicina legale del Cairo, e due suoi collaboratori, per chiedere una valutazione dell'autopsia effettuata sul corpo di Regeni.

"Abdel Hamid - hanno spiegato le fonti - ha detto che le ferite sul corpo (di Regeni, ndr) erano state procurate in diversi momenti a intervalli tra le 10 e le 14 ore. Questo significa che chiunque sia accusato di averlo ucciso lo stava interrogando per ottenere informazioni". "Il resoconto sull'autopsia - hanno aggiunto le fonti - mostra un certo numero di ferite procurate in una sola volta e poi altre un'altra volta e poi una terza. Le ferite e le fratture sono state procurate diverse volte a intervalli, durante un periodo dai cinque ai sette giorni". Una fonte del dipartimento di Medicina legale ha confermato che la procura ha ascoltato Abdel Hamid, che però non ha voluto rilasciare commenti ai media.

"Notizie false e prive di ogni fondamento", ha detto il sottosegretario del ministero egiziano della Giustizia con delega alla Medicina legale, Shabaan al-Shami, commentando la notizia. In dichiarazioni ai media rilanciate da al-Masry al-Youm, il sottosegretario ha smentito che Abdel Hamid sia mai stato ascoltato dalla procura e ha affermato che la sua consulenza non è mai stata richiesta.

Il giornale filo-governativo egiziano al-Akhbar, citando "fonti di sicurezza di alto livello", torna a ipotizzare presunte attività di spionaggio svolte dal ricercatore italiano e scrive che "verosimilmente" Giulio Regeni "è stato tradito da uno dei responsabili della sua attività" presso il think-tank anglo-americano Oxford Analytica, che "ha voluto sbarazzarsi di lui dopo aver sfruttato le informazioni che aveva inviato".

Al-Akhbar scrive anche che gli inquirenti egiziani che si occupano del caso hanno ascoltato 24 testimoni, in gran parte amici e vicini di casa del giovane ricercatore. Una delle testimoni ascoltate sarebbe un'amica di Regeni, identificata da al-Akhbar con le iniziali N.M.O., la quale avrebbe raccontato che, nella loro ultima telefonata, il ricercatore le aveva raccomandato di non uscire di casa nei giorni dell'anniversario della rivoluzione del 2011, in particolare il 25 (giorno della scomparsa di Regeni) e il 28 gennaio, perché si prevedevano violenze.

Un altro testimone ascoltato sarebbe un esponente di un sindacato dei venditori ambulanti, il quale avrebbe riferito che Regeni andava spesso a trovarlo negli ultimi giorni per la sua ricerca. Infine un altro testimone ascoltato sarebbe l'avvocato Mohamed Khaled al-Sayad, il quale avrebbe riferito che negli ultimi giorni aveva notato "segnali di grande preoccupazione e tensione" in Giulio.

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