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Un anno fa il dramma Germanwings che sconvolse l'aviazione

20 marzo 2016 | 17.34
LETTURA: 3 minuti

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

E' passato ormai un anno dall'incidente del volo Germanwings che ha sconvolto il mondo dell'aviazione. Era il 24 marzo 2015 quando il volo 9525 in servizio fra Barcellona e Duesseldorf si schiantò sulle Alpi francesi, provocando la morte di 150 persone, fra cui una scolaresca tedesca che aveva appena partecipato ad uno scambio culturale con uno scuola spagnola. Al dolore per le vittime, e alle difficoltà del recupero dei corpi in una impervia zona di montagna, si aggiunse lo sgomento quando si scoprì che l'incidente era stato deliberatamente causato dal co-pilota Andreas Lubitz.

Con il procedere delle indagini si delineò un racconto agghiacciante. Mentre il comandante, Patrick Sondenheimer, si recava in bagno - il sospetto è che gli sia stato somministrato un diuretico in una bevanda prima del volo - Lubitz si chiuse all'interno della cabina di pilotaggio e puntò deliberatamente l'aereo contro le montagne. Sondenheimer tentò in ogni modo di sfondare la porta, servendosi anche di un'ascia, ma tutto fu inutile e l'Airbus A320-200 si schiantò su una vetta delle Alpi dell'Alta Provenza fra le grida di molti dei passeggeri.

L'incidente mise sotto accusa le procedure di selezione del personale della Lufthansa, la compagnia tedesca di cui la Germanwings è una controllata low cost, che ha sempre puntato il suo successo su una reputazione di affidabilità. Si scoprì infatti che Lubitz soffriva di grave depressione ma che i segnali del suo disagio era passati inosservati, anche per motivi di privacy.

Un rapporto degli inquirenti francesi, consegnato lo scorso 13 marzo, ha evidenziato che due settimane prima dello schianto un medico aveva visitato Lubitz e raccomandato un suo ricovero in una struttura psichiatrica, senza però avvertire i suoi datori di lavoro. Proprio il timore di perdere il suo lavoro per motivi di salute, si è parlato anche di problemi di vista non è chiaro se reali o psicosomatici, potrebbe aver scatenato la follia di questo 27enne che aveva desiderato fin da bambino di poter fare il pilota di aereo.

La tragedia ha portato anche a rivedere le misure di sicurezza di molte compagnie aeree. La possibilità di chiudersi all'interno della cabina di pilotaggio per evitare un dirottamento è stata infatti l'elemento cruciale che ha permesso a Lubitz di uccidere sè stesso e le altre 149 persone a bordo. Dopo quella tragedia sono state stabilite procedure perché i piloti non possano più rimanere da soli in cabina, richiamando all'interno un altro membro dell'equipaggio se il capitano o il suo secondo devono assentarsi.

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