Anche la Cina ha la sua 'House of Cards'. Il Partito comunista ha ordinato la produzione di una serie tv da 16 milioni di euro per raccontare agli spettatori cinesi non i livelli di cinismo che può raggiungere la politica declinata alla Frank Underwood, ma gli sforzi per sradicare la corruzione tra i funzionari pubblici. Nelle 42 puntate di 'Nel nome del popolo' verrà quindi celebrata la campagna di moralizzazione lanciata dal presidente Xi Jinping tra gli 88 milioni di iscritti al Partito.
La trama di 'Nel nome del popolo' ruota attorno alle avventure di Hiu Liangping, un investigatore del governo interpretato dalla star tv Lu Yi, alle prese con un'indagine per omicidio nell'immaginaria provincia di Bianxi. Al suo fianco anche la moglie, un agente sotto copertura incaricata dalla temutissima agenzia anti corruzione, la Commissione centrale di disciplina e controllo, di indagare a sua volta sulla corruzione che regna tra i funzionari della provincia.
Come riporta il 'Guardian', per rendere più realistica la narrazione e cogliere la natura dei veri corrotti colpiti dalla scure moralizzatrice di Xi Jinping, ai produttori della serie tv è stato anche consentito l'accesso ad un carcere di massima sicurezza nella Cina orientale. Le riprese si concluderanno a giugno e la messa in onda del primo episodio è in programma entro la fine dell'anno.
I produttori di 'Nel nome del popolo' finora non hanno voluto rivelare altri dettagli della serie ai media stranieri, a causa della sua natura "molto sensibile". Tuttavia, in un'intervista ad un quotidiano di Pechino, il regista Fan Ziwen ha spiegato che le autorità comuniste hanno approvato il progetto ritenendo che la serie, più che sottolineare il marcio che si annida nel sistema di potere cinese, possa mettere in risalto gli sforzi fatti per combattere la corruzione.
