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Missione italiana in Libia, "si pensa solo all'addestramento delle forze di sicurezza"

26 aprile 2016 | 13.14
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(AFP PHOTO) - (AFP PHOTO)
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"Una richiesta formale di intervento non è ancora arrivata" da parte del governo Serraj e comunque "l'eventualità di una missione per la difesa dei pozzi petroliferi in Libia dagli attacchi terroristici" viene per il momento "esclusa". Lo sottolineano all'Adnkronos fonti qualificate della Difesa, precisando che una possibile operazione italiana sul territorio libico "è da intendersi al momento solo nell'ambito di una missione di stabilizzazione delle forze di sicurezza libiche", sul modello di quanto sta avvenendo in questi mesi in Iraq con i carabinieri e i militari dell'Esercito nel ruolo di istruttori dei peshmerga curdi impegnati a contrastare l'avanzata dello Stato islamico.

Si potrebbe eventualmente prevedere in prospettiva un'altra attivazione, questa volta mirata alla protezione della missione dello staff delle Nazioni Unite. Ma non oltre, almeno in questa fase.

In ogni caso, quindi, si tratterebbe di un impegno numericamente limitato, circa 400 militari in tutto. E di certo non sarebbe un'operazione di prevenzione dagli attacchi dell'Isis ai pozzi petroliferi sul territorio libico e tantomeno di interposizione tra le fazioni in lotta.

Diverso il discorso per quanto riguarda la vigilanza delle piattaforme petrolifere in mare, attività già assicurata in questi mesi dalle navi italiane della Marina militare che prendono parte all'operazione 'Mare Sicuro'. Non è escluso che la sorveglianza possa essere estesa dalle installazioni italiane alle strutture libiche nel Canale di Sicilia.

La richiesta libica alla comunità internazionale per proteggere i pozzi petroliferi dalla minaccia dell'Isis "potrebbe avere una lettura diversa da quella ufficiale" a giudizio di Pietro Batacchi di Rid (Rivista Italiana Difesa). E' infatti una richiesta "arrivata proprio all'indomani della notizia riguardante la fornitura di armi e munizioni, e 1.050 nuovi veicoli, alle forze di Haftar".

Si tratta di 400 blindati leggeri Panthera T6 e 650 pickup Toyota. "Questi nuovi veicoli, il cui trasferimento viola pesantemente l'embargo sulle armi alla Libia, potrebbero servire al generale Haftar per l'annunciata offensiva contro Sirte e Derna ma soprattutto - rileva Batacchi - per riprendere il controllo dei pozzi della cosiddetta mezzaluna di Sirte controllati dalle Guardie Petrolifere di Ibrahim Jadran che di recente hanno espresso il loro sostegno per il Consiglio Presidenziale di Serraj lasciando nei, fatti, il generale senza petrolio".

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