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Caso Marò: la vedova di uno dei pescatori uccisi, Girone può tornare

03 maggio 2016 | 10.24
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Nella foto Salvatore Girone e Massimiliano Latorre (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Nella foto Salvatore Girone e Massimiliano Latorre (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

E' stato molto difficile accettare quanto accaduto, ma oggi, a quattro anni di distanza, "non sono contraria alla liberazione" dei due marò . A parlare in questi termini, all'indomani della pronuncia della Corte dell'Aja sul rientro di Salvatore Girone dall'India durante l'arbitrato , è la vedova di uno dei due pescatori indiani - Jelastine e Ajesh Pinku - della cui uccisione sono accusati i due fucilieri della Marina, all'epoca dei fatti in servizio antipirateria sulla petroliera Enrica Lexie. A citare la vedova di Jelastine, Dora, è oggi il 'Times of India'.

"Quattro anni sono passati da quando ho perso mio marito e per me è stato difficile all'inizio accettare questa perdita improvvisa. Tuttavia l'appoggio che abbiamo ricevuto da più parti ci ha dato speranza e ci ha aiutati a far ripartire le nostre vite. Non insisto perché i marò vengano processati e puniti. Non sono contraria alla loro liberazione", spiega Dora, commentando la notizia della decisione di far rientrare Girone.

Dora, scrive il giornale, è grata per l'aiuto che le è stato dato dal governo italiano, che ha aiutato la sua famiglia a vivere (alle famiglie dei due pescatori uccisi l'Italia accordò un risarcimento di circa 290mila euro nell'aprile del 2012, due mesi dopo l'incidente, ndr) . "Sono riconoscente per l'aiuto fornito dagli italiani, che mi ha permesso di pagare gli studi dei miei figli Derrick e Dean. Il governo dello stato mi ha anche aiutata con un lavoro nel settore del dipartimento della pesca a Kollam".

La donna ricorda poi come da parte italiana siano state effettuate visite "durante il periodo di Natale dopo l'incidente" e le telefonate a Padre Rajesh Martin, il prete che li ha aiutati durante la crisi per avere notizie. Dora conclude esprimendo l'auspicio che gli italiani mantengano la promessa di aiutare il figlio più grande con un lavoro una volta completati i suoi studi.

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