L'enorme incendio che da domenica scorsa sta devastando la zona di Fort McMurray, in Alberta, nel nordest del Canada, potrebbe raddoppiare nel corso delle prossime 24 ore. Lo sostengono, riferisce la Bbc, le autorità locali spiegando che le fiamme, che attualmente coprono una superficie più grande di New York City, sono alimentate dai venti e dalla vegetazione secca ed entro la fine della giornata potrebbero inghiottire una superficie di 2.000 chilometri quadrati, tre volte le dimensioni di Toronto.
Il fuoco si sta muovendo lontano da Fort McMurray, i cui abitanti, oltre 80.000 persone, sono già stati evacuati. Ieri, tuttavia, in molti sono rimasti bloccati nel nord della cittadina, nota per essere circondata da sabbie bituminose, delle rocce da cui si estrae il petrolio. Un convoglio di circa 1.500 veicoli impegnato nei soccorsi è infatti stato fermato a causa di fiamme alte 60 metri lungo la strada e gli spostamenti verso Sud, a Edmonton, dove sono in fase di realizzazione centri di accoglienza, sono ripresi solo oggi.
Il governo dell'Alberta ha dichiarato lo stato di emergenza e ha già stanziato 100 milioni di dollari canadesi a sostegno degli sfollati. Più di 1.000 vigili del fuoco, 150 elicotteri e 27 aerei cisterna sono stati mobilitati per cercare di spegnere gli incendi, alcuni dei quali sono completamente fuori controllo. Si spera quindi nelle piogge, anche se secondo le previsioni meteo le possibilità che inizi a piovere entro domenica sono solo del 30%.
C'è anche preoccupazione per gli impianti petroliferi, in particolare vicino al sito di estrazione di petrolio lungo il lago di Nexen. "Se quell'impianto dovesse essere coinvolto, potrebbe esserci un'esplosione di circa 14 km" ha detto il sergente Jack Poitras.
