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Bangladesh, il padre di uno degli attentatori: "Vi chiedo scusa"

04 luglio 2016 | 18.01
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(Afp)
(Afp)

"Dovrò scusarmi con tutto il mondo per conto di mio figlio". A parlare così è Meer Hayet Kebir, padre di uno dei più giovani attentatori che hanno massacrato 20 persone, fra cui nove italiani, all'Holey Artisan Bakery di Dacca. "Come posso organizzare il funerale in queste circostanze? Chi mai verrà?", si dispera il padre del 18enne Meer Saameh Mubasher, intervistato dal New York Times.

Executive in una compagnia straniera a Dacca, Kabir aveva avvertito la polizia della scomparsa del figlio lo scorso 29 febbraio. Il ragazzo era uscito di casa per fare delle ripetizioni in vista degli esami per i quali si preparava da mesi, ma da allora nessuno l'aveva più visto. Mubasher, che frequentava il prestigioso istituto privato Scholastica School, viene descritto dal padre come un ragazzo pio e tranquillo, che pregava cinque volte al giorno e frequentava la moschea locale.

La radicalizzazione potrebbe essere avvenuta a scuola o in moschea, ipotizza il padre, secondo il quale "un gruppo islamista" ha reclutato il figlio facendogli il lavaggio del cervello. "Aveva un'anima umanitaria", continua l'uomo, che non riesce a capacitarsi come il figlio possa aver "commesso cose così crudeli".

La famiglia non si era accorta della radicalizzazione di Mubasher. Ma tre mesi prima della scomparsa il ragazzo aveva smesso di suonare la chitarra. Alla domanda dei genitori, aveva risposto che la musica "non è una buona cosa", riflettendo così il convincimento islamista che la musica è peccato.

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