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Siria, bambini cristiani e musulmani di Aleppo insieme in preghiera

26 settembre 2016 | 11.43
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(Afp)
(Afp)

Insieme in centinaia, bambini cristiani e musulmani di Aleppo, uniti in preghiera per chiedere che nella loro città e in tutta la Siria si fermi la spirale di guerra, di morte e di violenza. E' l'iniziativa che si terrà il prossimo 6 ottobre, organizzata dai padri Francescani e annunciata all'Agenzia religiosa Fides dall'arcivescovo Boutros Marayati.

L'evento coinvolgerà in modo particolare gli alunni delle scuole di Aleppo, che firmeranno un appello per chiedere ai potenti del mondo di porre fine alle stragi e in modo particolare alle crudeltà che colpiscono i bambini.

''La scorsa settimana - riferisce l'arcivescovo armeno cattolico - i rappresentanti del governo siriano e dell'esercito hanno convocato una riunione per spiegare che avrebbero diffuso un appello alla popolazione civile sotto il controllo dei ribelli, per avvertire che sarebbero stati lasciati aperti i varchi per permettere alla gente di lasciare quei quartieri e recarsi in zone sicure, senza timore di subire rappresaglie. Ma - osserva Marayati - non vi è stata un'evacuazione di massa: forse, molti non sono potuti uscire''.

Save the Children - Nella zona orientale di Aleppo, circa la metà delle vittime che i partner umanitari di Save the Children stanno estraendo dalle macerie o curando negli ospedali, in seguito ai bombardamenti degli ultimi giorni, sono bambini. Lo denuncia Save the Children riferendo che gli addetti al trasporto su ambulanza dell’Ong siriana Shafaq, sua partner, affermano che più del 50% delle vittime recuperate nelle ultime 48 ore sono bambini, così come sono minori il 43% dei feriti curati nella giornata di sabato in un ospedale della zona.

I medici stanno lavorando giorno e notte per salvare quante più vite umane possibili, tuttavia tanti bambini continuano a morire sui pavimenti degli ospedali a causa della mancanza di medicinali di base, antibiotici, anestetici e attrezzature, come i respiratori. I casi più gravi necessitano del trasferimento immediato fuori dalla zona orientale di Aleppo, ma questo non è possibile perché tutte le strade sono bloccate.

All’indomani della riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla drammatica situazione ad Aleppo, le informazioni che Save the Children continua a ricevere dai propri partner impegnati sul terreno dipingono un quadro di violenza inimmaginabile e insopportabile per i bambini e per le loro famiglie.

Abu Rajab, un medico che opera in un ospedale da campo nella città assediata, racconta che dei 67 pazienti trasportati sabato in ospedale ben 29 erano bambini. Cinque di loro non ce l’hanno fatta perché i respiratori a disposizione non erano sufficienti. Ieri, altre 17 persone sono state trasferite d’urgenza in ospedale.

“Gli ospedali da campo in cui lavoriamo sono al limite del collasso e continuiamo a ricevere un gran numero di feriti, tra cui soprattutto donne e bambini. I pazienti sono stesi sul pavimento e non abbiamo respiratori per chi ha urgente bisogno di ossigeno. Spesso siamo costretti a prendere il respiratore da un paziente nel tentativo disperato di salvarne un altro. Ci mancano medicine e attrezzature e il nostro personale medico è ormai esausto: stiamo lavorando oltre ogni capacità umana, 24 ore al giorno, senza tregua", racconta Abu Rajab.

“Abbiamo bisogno di aiuto immediato, vogliamo che il nostro appello giunga a ogni essere umano sulla terra. Al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, chiediamo di fermare urgentemente gli attacchi aerei su Aleppo che stanno causando tutto questo”, prosegue il medico.

Secondo le stime delle agenzie umanitarie, a giugno, quando è stato imposto per la prima volta l’assedio ad Aleppo orientale, almeno 100.000 bambini risultavano intrappolati in quell’area della città.

“Stiamo assistendo a un’atrocità spaventosa, che continua a essere perpetrata davanti ai nostri occhi contro i bambini e le bambine di Aleppo. L’incapacità di assicurare loro e a tutti i bambini siriani la protezione di cui hanno bisogno rappresenta un’onta che perseguiterà la comunità internazionale per i decenni a venire", afferma Sonia Khush, Direttore di Save the Children in Siria. “Per questo, chiediamo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di impegnarsi per mettere in campo ogni sforzo possibile per riparare gli errori commessi e prevenire ogni ulteriore sofferenza, a partire dalla dichiarazione di un immediato cessate il fuoco e dall’apertura di canali umanitari che permettano di portare alla popolazione cibo, acqua potabile e medicinali, di cui c’è disperato bisogno”.

Save the Children chiede inoltre l’avvio di un’indagine indipendente che faccia luce sull’attacco della scorsa settimana contro il convoglio di aiuti umanitari Onu-Sarc e che chiarisca se, nel corso della ultima escalation di violenze, siano stati commessi crimini di guerra e ulteriori violazioni del diritto umanitario internazionale.

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