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Russiagate

Il genero di Trump e quel canale segreto con Mosca

27 maggio 2017 | 07.43
LETTURA: 4 minuti

(Washington Post /Jabin Botsford)
(Washington Post /Jabin Botsford)

Jared Kushner e l'ambasciatore russo a Washington discussero della possibilità di istituire un canale di comunicazione segreto e sicuro tra il transition team di Donald Trump e il Cremlino ricorrendo alle strutture diplomatiche russe nell'apparente tentativo di schermare rispetto ad un eventuale monitoraggio le discussioni che sarebbero intercorse tra loro nella fase precedente l'insediamento. Lo rivela il Washington Post.

L'ambasciatore Sergey Kislyak - si legge - riferì ai suoi superiori a Mosca che Kushner, genero e confidente dell'allora presidente eletto Donald Trump avanzò la proposta durante un incontro avuto il primo o 2 dicembre nella Trump Tower, stando ad intercettazioni delle comunicazioni russe esaminate da funzionari americani. Kislyak disse che Kushner aveva suggerito di usare le strutture diplomatiche russe negli Stati Uniti per le comunicazioni. All'incontro era presente Michael Flynn, primo consigliere per la sicurezza nazionale di Trump.

Solo nel mese di marzo scorso - dopo che la vicenda è arrivata ai media - la Casa Bianca ha dato notizia dell'incontro, relativizzandone il significato. Ma, scrive il Washington Post citando persone a conoscenza del caso, l'FBI ora considera quell'incontro - così come un altro avuto da Kushner con un banchiere russo - di interesse investigativo.

Kislyak sarebbe rimasto spiazzato dalla proposta di consentire ad un americano di far uso di dispositivi di comunicazione russi nella sua ambasciata o al consolato, una proposta che avrebbe potuto comportare rischi per la sicurezza per Mosca, oltre che per il team di Trump. Né l'incontro né le comunicazioni degli americani coinvolti erano sotto sorveglianza americana, sottolinea il quotidiano statunitense citando funzionari. Nessun commento da parte della Casa Bianca, riferisce il Washington Post, né di Robert Kelner, legale di Flynn. L'ambasciata russa non ha risposto ad una richiesta di commento, precisa inoltre.

A volte Mosca, si legge ancora, immette nelle reti o canali di comunicazione che sospetta vengano monitorati false informazioni, allo scopo di seminare disinformazione e confusione tra gli analisti americani. Ma secondo i funzionari cui fa riferimento il giornale non si capisce cosa avrebbe avuto da guadagnarci Kislyak nel fornire a Mosca una descrizione non corrispondente al vero dei suoi contatti con Kushner.

TRUMP - Intanto, rivela ancora il Washington Post citando due persone informate della richiesta, la Commissione Intelligence del Senato di Washington, che sta indagando sulle interferenze russe nella campagna per le presidenziali americane, ha chiesto all'organizzazione politica di Donald Trump di raccogliere e fornire documenti, email o trascrizioni di telefonate risalenti indietro al lancio della campagna nel giugno 2015.

La lettera del Senato è arrivata al comitato della campagna di Trump la settimana scorsa ed era stata indirizzata al tesoriere del gruppo. Da allora, alcuni dipendenti sono stati messi al corrente della richiesta ed è stata chiesta la loro cooperazione, riferisce il giornale specificando che queste persone non sono state autorizzate a parlare pubblicamente.

La lettera è stata firmata dal senatore repubblicano Richard Burr, presidente della commissione, e dal senatore democratico Mark Warner. Con essa per la prima volta la struttura della campagna ufficiale di Trump viene coinvolta nell'inchiesta bipartisan della commissione del Senato, distinta da quella federale guidata dall'ex direttore del Fbi e attuale procuratore speciale del Dipartimento della Giustizia Robert Mueller III.

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