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Russiagate, Sessions respinge le accuse: "Menzogne terribili"

13 giugno 2017 | 21.33
LETTURA: 3 minuti

(Washington Post /Melina Mara) - The Washington Post
(Washington Post /Melina Mara) - The Washington Post

L'Attorney General Usa Jeff Sessions ha negato, nella sua audizione di fronte alla commissione Intelligence del Senato americano, di aver mai discusso con esponenti russi di "interferenze di qualsiasi tipo" nelle elezioni presidenziali americane e di essere a conoscenza di alcuna conversazione di questo tipo da parte di rappresentanti della campagna elettorale di Donald Trump. Non sono stato coinvolto e non sono stato al corrente di alcuna collusione "per danneggiare il governo per cui presto servizio da 35 anni o per l'integrità del processo democratico, dirlo è una menzogna terribile", ha affermato Sessions.

Nel corso dell'audizione, Session ha inoltre affermato di non ricordare di "aver interagito con esponenti del governo russo" lo scorso anno all'hotel Mayflower di Washington dove, ha spiegato, aveva preso parte, insieme a una decina di altre persone, a un evento della campagna di Trump. Sessions aveva detto al Congresso, nella sua audizione per la conferma dopo la nomina ad Attorney General, di non aver avuto contatti con i russi lo scorso anno, ma era stato poi costretto ad ammettere due diversi incontri con l'ambasciatore Sergei Kislyak, a giugno e a settembre.

A una domanda più precisa su una sua conversazione con Kislyak, all'Hotel Mayflower l'aprile 2016, Sessions ha ribadito di "non ricordare", ma ha aggiunto: "E' possibile che sia accaduto, ma certo non è stata una conversazione impropria". In quell'occasione era presente anche il genero di Trump, Jared Kushner, ha precisato.

"Non sono mai stato informato di alcun dettaglio sull'inchiesta (sul Russiagate, ndr), non ho mai avuto accetto a informazioni sull'inchiesta. Ho solo ricevuto le informazioni limitate che i funzionari del dipartimento di giustizia hanno ritenuto che mi fossero necessarie per prendere la decisione di ricusarmi dall'inchiesta. Per questo, non ho alcuna conoscenza di questa inchiesta e di dove è arrivata a oggi oltre a quello che viene riportato pubblicamente", ha affermato Sessions.

Sessions ha affermato di non aver mai informato l'allora direttore dell'Fbi James Comey dei suoi dubbi sulla qualità del suo lavoro al 'bureau', dubbi espressi in una lettera inviata al presidente Trump in cui diceva di "aver concluso che è necessario un nuovo inizio per quanto riguarda la leadership dell'Fbi".

Sessions ha detto di "aver condiviso i dubbi" sollevati da Comey, il giorno dopo il 14 febbraio, quando Trump ha chiesto a Sessions, fra gli altri, di lasciarlo solo con il direttore dell'Fbi, ovvero "che non si debba impegnarsi in qualsiasi conversazioni con il presidente o con chiunque altro sull'inchiesta in modo che non sia appropriato". Comey aveva invece detto, nella sua audizione di fronte alla stessa commissione, che Comey non aveva risposto ai suoi dubbi.

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