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Migranti, Corte Ue: "Crisi non cambia regole accoglienza"

26 luglio 2017 | 12.10
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(Foto Afp)
(Foto Afp)

Anche in una crisi migratoria, per l’esame delle richieste di asilo è competente lo Stato d'ingresso e non quello in cui la richiesta è presentata. A stabilirlo è stata la Corte di Giustizia dell'Unione europea, secondo cui la Croazia è competente ad esaminare le domande di protezione internazionale delle persone che hanno attraversato in massa la sua frontiera in occasione della crisi migratoria del 2015-2016. Deve ritenersi, infatti, che tali persone abbiano varcato illegalmente la frontiera esterna della Croazia ai sensi del regolamento Dublino III.

Nel 2016, un cittadino siriano e i membri di due famiglie afghane, pur non disponendo di un visto appropriato, hanno varcato la frontiera tra la Croazia e la Serbia. Le autorità croate hanno organizzato il trasporto di tali persone fino alla frontiera croato-slovena allo scopo di aiutarle a recarsi in altri Stati membri al fine di presentare in questi ultimi una domanda di protezione internazionale.

Il cittadino siriano ha poi presentato una domanda siffatta in Slovenia, mentre i membri delle famiglie afghane hanno fatto lo stesso in Austria. Tuttavia, tanto la Slovenia quanto l’Austria hanno ritenuto che, poiché i richiedenti erano entrati illegalmente in Croazia, ai sensi del regolamento Dublino III spettasse alle autorità di tale Stato membro esaminare le domande di protezione internazionale delle persone suddette.

Le persone interessate contestano in sede giudiziaria le decisioni rispettivamente adottate dalle autorità slovene e austriache, facendo valere che il loro ingresso in Croazia non può essere considerato irregolare e che, ai sensi del regolamento Dublino III, spetta dunque alle autorità slovene ed austriache esaminare le loro domande di protezione internazionale.

In tale contesto, la Corte suprema della Repubblica di Slovenia e la Corte amministrativa suprema di Vienna chiedono alla Corte di giustizia se l’ingresso delle persone di cui trattasi debba essere considerato regolare o no ai sensi del regolamento Dublino III. Inoltre, il giudice austriaco desidera sapere se il comportamento delle autorità croate equivalga al rilascio di un visto da parte di tale Stato membro.

In un'altra causa, l'avvocato generale della Corte di giustizia europea afferma che ricorsi della Slovacchia e dell'Ungheria contro il meccanismo provvisorio di ricollocazione obbligatoria di richiedenti asilo devono essere respinti perché è valida la decisione sul sistema di quote previsto dall'Ue per il ricollocamento dei rifugiati. "Tale meccanismo contribuisce realmente e in modo proporzionato a far sì che la Grecia e l'Italia possano far fronte alle conseguenze della crisi migratoria del 2015", si legge in un comunicato.

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