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Venezuela, Trump: "Anche opzione militare"

12 agosto 2017 | 07.30
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Donald Trump non esclude l'opzione militare per il Venezuela. A dichiararlo è stato lo stesso presidente americano, parlando con la stampa nel New Jersey. "Abbiamo molte opzioni per il Venezuela. E' nostro vicino. Abbiamo truppe in tutto il mondo, in luoghi molto, molto lontani. Il Venezuela non è molto lontano e la gente sta soffrendo e morendo. Abbiamo molte opzioni per il Venezuela, ivi compresa una possibile opzione militare se è necessaria". Trump ha fatto queste dichiarazioni in presenza del segretario di stato Rex Tillerson e dell'ambasciatrice americana all'Onu, Nikki Haley, con i quali si era riunito.

Trump ha respinto la proposta di un colloquio telefonico con il presidente venezuelano Nicolas Maduro, affermando che non parlerà con lui fino a quando "la democrazia non sarà stata restaurata" a Caracas.

Maduro, ha reso noto la Casa Bianca in un comunicato, ha ignorato gli appelli di Washington sul rispetto della Costituzione venezuelana, sull'organizzazione di elezioni libere ed eque, sul rilascio dei prigionieri politici, sulla fine delle violazioni dei diritti umani: "Maduro ha invece scelto la strada della dittatura".

"Gli Stati Uniti - si legge ancora - sono al fianco del popolo del Venezuela di fronte alla continua oppressione del regime di Maduro. Il presidente Trump sarà lieto di parlare con il leader del Venezuela non appena la democrazia sarà stata restaurata in quel Paese".

Il ministro della Difesa del Venezuela, Vladimir Padrino Lopez, ha definito la minaccia di Trump "un atto di follia" e di "supremo estremismo". "C'è un'élite estremista che governa gli Stati Uniti", ha detto, parlando con l'emittente Venezolana de Televisión.

Anche il ministro della Comunicazione e dell'Informazione del Venezuela, Ernesto Villegas, ha reagito su Twitter: "Quella di Trump è la più grave e insolente minaccia mai proferita contro la Patria di Bolivar".

PENCE IN AMERICA LATINA - Mike Pence da domani inizia un tour nei Paesi dell'America Latina. La prima tappa della missione del vice presidente americano sarà la Colombia dove incontrerà il presidente Juan Manuel Santos, uno dei leader che si sta maggiormente spendendo per la ricerca di una soluzione negoziale della crisi a Caracas. La missione di Pence proseguirà poi in Argentina, Cile e Panama. Al centro dei colloquio vi sarà anche la promozione di una maggiore cooperazione economica e di sicurezza.

ARRESTO MILITARI - Intanto i due militari che hanno guidato l'assalto compiuto domenica da una ventina di uomini contro la base Fuerte Paramacay, a Valencia, nel centro del Venezuela, sono stati catturati a Caracas. A darne notizia è stato il ministro della Difesa, generale Vladimir Padrino, che ha definito i due "nemici della patria".

"Informo il popolo del Venezuela - ha scritto su Twitter - che grazie all'azione decisa dai servizi di sicurezza dello Stato, sono stati catturati gli autori materiali e intellettuali dell'assalto paramilitare e terrorista alla sede della 41ma Brigata Blindata".

Ad essere arrestati sono stati il capitano della Guardia Nacional (la polizia militare) Juan Caguaripano e il primo tenente Yefferson García, che ha facilitato l'ingresso degli assalitori all'arsenale poi saccheggiato.

Una parte degli aggressori è riuscita a fuggire portando con sé le armi sottratte nella base, sette persone sono state arrestate e due sono morte. Un ultimo assalitore è rimasto ferito, così come tre soldati di Caracas.

LA REPLICA PAESI SUDAMERICANI - Non è piaciuta in Sudamerica la minaccia del presidente americano Donald Trump che non esclude l'opzione militare per Venezuela. A respingere questa ipotesi sono anche paesi schierati contro il presidente venezuelano Nicolas Maduro, come Messico e Perù. Il governo peruviano "respinge ogni uso della forza" non autorizzato dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu", recita un comunicato ufficiale dell'esecutivo di Lima, secondo il quale il dialogo è "l'unica via per ripristinare la democrazia in Venezuela". Il Messico ha intanto ricordato che proprio a Lima, diversi paesi sudamericani hanno condannato "la rottura dell'ordine democratico in Venezuela in una dichiarazione che rifiutava "in maniera energica a violenza e l'uso della forza". Contro l'uso della forza e a favore del dialogo si è anche schierata l'organizzazione regionale Mercosur, di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay.

TENSIONE CON IL PERU' - Sale intanto la tensione diplomatica tra Perù e Venezuela. Lima ha infatti deciso di espellere l'ambasciatore venezuelano, e Caracas ha risposto adottando la stessa misura nei confronti del rappresentante diplomatico peruviano.

A compiere per prima il passo è stata Lima, annunciando l'espulsione dell'ambasciatore Diego Molero, come risposta ai "termini inaccettabili" usati dal Venezuela per protestare contro la riunione che - su iniziativa del presidente peruviano Pedro Pablo Kuczynski - si è tenuta a Lima questa settimana alla presenza dei rappresentanti di 17 Paesi per respingere le azioni del governo di Nicolas Maduro.

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