Giovedì 17 agosto, ore 17. Tutto comincia con un furgone bianco che invade la Rambla, seminando terrore e morte a Barcellona. Passano poche ore e, nella notte tra giovedì e venerdì, a Cambrils, in Costa Brava - 100 chilometri a sud del capoluogo della Catalogna - c'è un altro attacco (rivendicato ancora una volta dall'autoproclamato Stato islamico). Qui cinque attentatori vengono uccisi in uno scontro a fuoco con la polizia.
Meno di 24 ore e, nel pomeriggio di venerdì 18, a Turku, in Finlandia, due persone vengono accoltellate a morte e almeno 6 restano ferite (tra cui un'italiana) da un 18enne di origini marocchine, arrestato dopo essere stato ferito ad una gamba dalla polizia. Sull'attacco si sta indagando per terrorismo.
Nelle stesse ore una persona viene uccisa - e un'altra viene ferita - in un attacco a colpi di coltello a Wuppertal-Elberfeld, in Germania. In questo caso, la polizia tedesca è a caccia dei responsabili e la matrice non è chiara.
Sabato mattina. Poche ore dall'ultima aggressione in Europa e almeno 8 persone vengono ferite - sempre con un coltello - a Surgut, in Siberia. L'assalitore viene ucciso dalla polizia ma, riporta l'agenzia Ria Novosti, i motivi del gesto non sono ancora chiari.
Una sequenza ravvicinata di attacchi e aggressioni (per alcune delle quali le autorità stanno indagando per decifrarne contesto e motivazione) che contribuisce inevitabilmente ad alimentare la sensazione di sentirsi sotto attacco, tra paura e sospetto.