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Libano, Bassil: "Altri Paesi non ci usino per loro interessi"

15 novembre 2017 | 19.58
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Il ministro degli Esteri libanese Gebran Bassil (Afp) - AFP
Il ministro degli Esteri libanese Gebran Bassil (Afp) - AFP

La comunità internazionale deve “mettere fine a questo gioco del caos” che alcune potenze straniere stanno giocando in Libano. Il Libano “non può essere usato per gli interessi di altri”. E’ il monito arrivato dal ministro degli Esteri libanese Gebran Bassil, che, in un’intervista ad Aki-Adnkronos international, avverte sul rischio di una guerra “per procura” che avrebbe possibili ricadute anche su altri Paesi, a cominciare dall’Italia.

Quanto sta accadendo in Libano, con le dimissioni da Riad, il 4 novembre scorso, del premier Saad Hariri, che il presidente Michel Aoun ritiene ‘detenuto’ in Arabia Saudita “è una situazione minacciosa per la pace e la stabilità della regione e quindi minacciosa per la pace e la sicurezza del mondo”, dice Bassil, spiegando che la sua missione a Roma ed in altri Paesi europei serve a “cercare di risolvere la crisi attraverso canali bilaterali, evitando un’escalation”.

Il ministro degli Esteri ammette che c’è il rischio di una guerra. “Ovviamente sì – dice – Alcuni Paesi stanno cercando di risolvere i loro problemi in Libano e questo in passato ha causato una guerra da noi. Capiamo le rivendicazioni di alcuni, ma non vogliamo che il Libano sia usato per gli interessi di altri Paesi, vogliamo che il Libano abbia un ruolo nella soluzione dei problemi tra potenze in conflitto tra di loro, perché se il Libano può agire così, può avere un ruolo positivo, altrimenti se viene usato potrebbe avere effetti negativi per tutti. E non penso che nessuno abbia interesse ad avere un Libano instabile”.

Può il Paese dei cedri diventare il terreno di una guerra “per procura” tra Arabia Saudita e Iran? “Noi minimizziamo il rischio accrescendo la consapevolezza nei nostri amici” di quello che potrebbe succedere, sostiene Bassil, “più si è consapevoli meno c’è il rischio di una guerra per procura, che per definizione è una guerra che può allargarsi, non è collegata ai Paesi coinvolti, tutti possono essere coinvolti, c’è il rischio di ricadute. Voi in Italia capite cosa vuol dire guerra per procura, quanto state soffrendo per quello che arriva da fuori, con i problemi in Medio Oriente, Libia, Siria”. “Perché i Paesi europei devono sopportare le conseguenze di questi conflitti, perché ci sono Paesi che devono giocare con altri?”, chiosa il ministro.

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