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San Juan

L'ossigeno sta finendo: il dramma del sottomarino

22 novembre 2017 | 10.39
LETTURA: 4 minuti

(Foto dal sito Armada Argentina)
(Foto dal sito Armada Argentina)

Prima la speranza. Alimentata da segnali dagli abissi, rumori, sonar e chiamate satellitari smentite. Poi la dura realtà: bisogna far presto, perché l'ossigeno all'interno del sottomarino San Juan, disperso nell'Atlantico da una settimana, sta finendo. Le squadre impegnate nella ricerca del sommergibile hanno captato in nottata un segnale nell'Atlantico meridionale che potrebbe essere quello dell'ARA San Juan, come riferisce oggi il quotidiano 'Clarin' citando fonti delle squadre di ricerca. Per ora, tutto quello che possono fare i famigliari dei 44 marinai, piegati dall'ansia e dal timore di non poter riabbracciare i loro cari, è sperare e pregare.

Ma il tempo potrebbe non essere dalla loro parte. Nel peggiore dei casi, il sottomarino potrebbe rimanere senza ossigeno già oggi, scrive la 'Cnn', qualora non fosse stato in grado di raccogliere nuove riserve d'aria in superficie. I parenti dei marinai cercano di tenere alto il morale, mentre decine di navi continuano a cercare disperatamente segnali del sottomarino, muovendosi nel buio dei fondali, setacciando l'oceano in lungo e in largo. "È davvero emozionante vedere tutta questa gente qui, le persone sono qui per noi, lo apprezziamo molto", ha detto la sorella di uno dei marinai dispersi.

Intanto, si inizia a far luce sul mistero del sommergibile. Nell'ultima comunicazione con la base navale di Mar del Plata, avvenuta alle 7.30 del 15 novembre, l'equipaggio aveva segnalato un guasto elettrico, un probabile "cortocircuito", non è chiaro se nel locale batterie. Il sommergibile sarebbe riemerso, per poi scomparire ad oltre 400 chilometri al largo della Patagonia.

Per cercare il sottomarino, sul quale si trova anche una donna, prima ufficiale del Sudamerica, si sono mobilitati almeno nove Paesi, tra cui l'Uruguay, il Cile, il Brasile, il Perù, gli Stati Uniti e il Regno Unito, mentre la Marina argentina ha schierato una quindicina di unità navali. Riportare a casa sani e salvi tutti i membri dell'equipaggio non è solo la speranza ma anche l'obiettivo primario di questa disperata corsa contro il tempo.

E se è vero che l'quipaggio è comunque addestrato a sopravvivere in condizioni estreme, è innegabile che se fosse vero che il San Juan ha a disposizione solo 7 giorni di ossigeno, allora gli scenari più cupi inizierebbero già a prendere forma. Le autorità non sanno ancora dire se il sottomarino si trovi in superficie o se, secondo l'ipotesi più accreditata, sia affondato. Finora, le ricerche in mare non hanno avuto esiti positivi.

Se il San Juan è davvero affondato e si trova sul fondo dell'oceano, allora l'equipaggio, secondo quanto stimano alcuni analisti, avrebbe a disposizione tra i 7 e i 10 giorni di ossigeno per sopravvivere.. "Se il San Juan è affondato ma è ancora intatto, avrà circa una settimana o 10 giorni di ossigeno" ha detto alla 'Cnn' Peter Layton, visiting professor della Griffith University. Quanto ai viveri, "in generale vi sono sempre scorte per 15 giorni in più rispetto a quelli di navigazione prevista" ha detto il portavoce della Marina, Enrique Balbi.

Mentre in nottata si è diffusa la notizia, non ancora confermata, che alcuni aerei statunitensi avrebbero individuato qualcosa nell'Atlantico meridionale che potrebbe corrispondere a un oggetto metallico, va ricordato che in fondo, trovare un sottomarino progettato per non essere individuato, resta ancora il problema principale.

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