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Italia-Tunisia: ambasciatore a Roma: "Vigilanza e cooperazione permanenti contro terrorismo"

24 novembre 2017 | 15.26
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L'ambasciatore tunisino a Roma, Moez Sinaoui
L'ambasciatore tunisino a Roma, Moez Sinaoui

"Servono una vigilanza e una cooperazione permanenti" da parte di Italia e Tunisia per contrastare la "minaccia del terrorismo". A ribadirlo è l'ambasciatore tunisino a Roma, Moez Sinaoui, alla vigilia della missione a Tunisi del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che, dopo la tappa in Tunisia, volerà anche in Ghana e Costa d'Avorio per il vertice Ue-Africa. In un'intervista ad Aki - AdnKronos International, l'ambasciatore parla di lotta al terrorismo e cooperazione con l'Italia, ma anche del tema delle migrazioni e dell'auspicio per una "soluzione politica duratura in Libia che preservi l'unità e l'integrità territoriale" del Paese.

"In particolare a causa della situazione della sicurezza nella regione, la minaccia del terrorismo in Tunisia e Italia sussiste - afferma Sinaoui, avvocato ed ex portavoce della Presidenza tunisina - Questo richiede una vigilanza e una cooperazione permanenti, al fine di contrastare ogni tentativo di recare danno alla sicurezza e alla stabilità dei due Paesi". "Data la posizione geografica e la loro vicinanza, Tunisia e Italia, come tutti i Paesi del mondo, sono entrambe minacciate dallo stesso livello dal terrorismo e condividono le medesime preoccupazioni riguardo tale fenomeno", dice l'ambasciatore.

I due Paesi, sottolinea, "mantengono un rapporto di cooperazione intenso e diversificato, radicato nei legami storici, culturali e umani che uniscono i nostri due Paesi". Così la visita di Gentiloni in Tunisia si inserisce anche - afferma Sinaoui - nella "volontà comune di rafforzare le nostre relazioni bilaterali e concretizzare il nostro partenariato strategico".

"Un'attenzione particolare è stata data costantemente alla cooperazione nel campo della sicurezza tra i nostri due Paesi, considerando l'importanza geostrategica del Mediterraneo e le turbolenze che continuano a scuotere la regione", dice l'ambasciatore. Sinaoui rivendica "l'impegno costante" della Tunisia, oggi un Paese "stabile", nel contrasto al terrorismo. "Non si è registrata nessuna operazione terroristica negli ultimi due anni", dice. E il ricordo corre al 2015, anno insanguinato dalle stragi del Bardo e sulla spiaggia di Sousse, e dall'attentato del 24 novembre di quell'anno contro la guardia presidenziale a Tunisi: da allora in Tunisia è in vigore lo stato d'emergenza.

Per Sinaoui, di fronte al "flagello" del terrorismo e a questa "minaccia globale", è "diventata un obbligo e un'emergenza la cooperazione multiforme a livello bilaterale e multilaterale". Tunisia e Italia, dice, "hanno lavorato insieme per rafforzare la cooperazione nella lotta al terrorismo, attraverso la consultazione, lo scambio di informazioni e l'assistenza in termini di formazione, materiali e attrezzature". I due Paesi, insiste, hanno "rapporti di cooperazione 'esemplare' nei settori della lotta contro l'immigrazione clandestina, la criminalità e il terrorismo" e "gruppi di lavoro, formati da esperti di alto livello, sono incaricati di confrontarsi periodicamente sulla cooperazione bilaterale in tali ambiti".

Ma con la progressiva disfatta dell'Is, la Tunisia come risponde all'allarme per il ritorno dei jihadisti? Sinaoui non entra nel dibattito, ma ricorda la "legge antiterrorismo del 2015, legge che sarà applicata nei loro confronti" e spiega i punti della "strategia di lotta contro l'estremismo, basata su quattro direttrici: la prevenzione, la protezione, le azioni penali e giudiziarie e la capacità di reazione".

Non solo la lotta al terrorismo. Cambiano le rotte per i rifugiati e i migranti che hanno cercato di raggiungere l'Europa nel terzo quadrimestre del 2017, quando - secondo l'ultimo rapporto dell'Unhcr - è fortemente aumentato il numero di persone che sono arrivate in Italia partendo dalla Tunisia. "Il controllo delle frontiere terrestri e marittime costituisce una priorità per le autorità tunisine", sottolinea Sinaoui, rivendicando come il controllo delle frontiere marittime sia stato "intensificato nel 2011, grazie all'assistenza tecnica fornita dall'Italia nell'ambito della cooperazione contro l'immigrazione clandestina e della gestione delle frontiere".

"Nel 2016, i due Paesi hanno censito lo sbarco di 1.200 tunisini e il rimpatrio di più di 1.700 migranti clandestini - dice l'ambasciaotre - Questa cifra rappresenta solo l'1,1% del totale degli sbarchi clandestini registrati sulle coste italiane".

Al di là della strategia di sicurezza, la Tunisia "ha messo in atto politiche di sviluppo regionale per le zone del Paese le più svantaggiate con l'obiettivo di favorire il lavoro dei giovani", rivendica ancora Sinaoui.

A sei anni dalla Rivoluzione dei Gelsomini, la Tunisia ha conseguito "risultati irreversibili in termini di transizione democratica" e - dice l'ambasciatore - lavora per "consolidare" quei risultati "attraverso una transizione economica".

"L'obiettivo - afferma - consiste nell'affrontare le sfide economiche inerenti al rilancio della crescita, lo sviluppo delle regioni svantaggiate e l'assorbimento della disoccupazione". Ed è in questo impegno che si inseriscono la nuova legge sugli investimenti, entrata in vigore ad aprile, e l'ambizioso piano di sviluppo quinquennale per il periodo 2016-2020.

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