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Rajoy: "Sì al dialogo, ma non con Puigdemont"

22 dicembre 2017 | 07.30
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(Afp)
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Sì al dialogo, ma non con Puigdemont. Il premier spagnolo Mariano Rajoy chiude alla proposta di incontro del presidente destituito della Catalogna, non riconoscendolo come valido interlocutore. "Confido che in Catalogna si apra ora una fase basata sul dialogo e non sullo scontro e sull'unilateralità", ha detto, per poi precisare: "Mi interfaccerò con Arrimadas che ha vinto elezioni".

"Serve un dialogo costruttivo, realista e aperto", ha poi affermato Rajoy, sottolineando a più riprese che tale dialogo e l'azione del futuro governo catalano devono avvenire nel quadro del "rispetto della legge". "Non accetterò - ha rimarcato - che sia calpestata la Costituzione spagnola".

"I risultati del voto ci fanno capire che nessuno può parlare a nome della Catalogna", è "evidente" che la Catalogna è "pluralista", non è un blocco monolitico ma eterogeneo", ha detto Rajoy, secondo il quale ci vorrà del tempo "per ricomporre la frattura" creata nella società dalle azioni secessioniste.

Ora "tocca ai partiti offrire ai catalani le soluzioni di governabilità richieste dalla società", e in questo ambito Madrid offrirà "la sua collaborazione nell'ambito della legge". Senza un governo responsabile, non torneranno imprese e investimenti, né potranno essere creati nuovi posti di lavoro, ha insisto.

PUIGDEMONT - "Sono disposto a incontrare qui a Bruxelles o in qualsiasi altro posto, ma non in Spagna" il premier Mariano Rajoy, perché "dobbiamo iniziare questa nuova fase con soluzioni politiche e non giudiziarie, non con l'oppressione". Aveva detto in mattinata Carles Puigdemont, in una conferenza stampa a Bruxelles, commentando il risultato delle elezioni di ieri, che hanno visto gli indipendentisti ottenere la maggioranza dei voti. Ciudadanos, il partito di centrodestra nato nel 2005 proprio in Catalogna in reazione alle spinte indipendentiste, si è affermato come primo partito.

"La formula di Rajoy è fallita - aveva scandito Puigdemont - non ci siamo fatti intimorire, abbiamo votato per l'indipendenza, l'articolo 155 è fallito". Ora, aveva aggiunto, bisogna "correggere l'ingiustizia" e fare in modo che "la Spagna non prenda più decisioni al posto nostro".

"La proposta a Rajoy è una proposta sincera e in buona fede. Quello che conviene ora è il dialogo e la politica - aveva affermato -, come minimo ci siamo conquistati il diritto di essere ascoltati". Puigdemont aveva poi sottolineato come l'incontro proposto al premier spagnolo "dovrebbe svolgersi senza alcuna condizione". Ma non aveva mancato di rimarcare che in Catalogna "c'è una maggioranza indipendentista che vuole tornare a legittimare il governo. Gli oltre due milioni di voti indipendentisti non sono un ologramma, sono reali".

I RISULTATI - Il successo di Ciudadanos assicura alla formazione della candidata Ines Arrimada 37 seggi, tre in più dei 34 ottenuti da Junts per Catalunya, il partito guidato da Puigdemont.

Al terzo posto l'altra formazione indipendente, Esquerra Repubblicana, che ha ottenuto 32 seggi ed ha fallito l'obiettivo al quale puntava di diventare il primo partito indipendentista. I socialisti hanno registrato un lieve avanzamento, passando da 16 a 17 deputati.

Mentre arretra Catalunya en Comù, il corrispettivo catalano di Podemos che sostiene la sindaca Ada Colau che ha cercato in questi mesi di passione di tenere una posizione di equidistanza tra i due fronti contrapposti, passando da 11 a 8 seggi.

Gli altri grandi sconfitti delle elezioni, oltre ai popolari, sono gli indipendentisti di estrema sinistra del Cup, che sono stati l'ala movimentista e radicale della coalizione di Puigdemont, che dimezzano il numero di seggi passando da otto a quattro seggi.

I risultati delle elezioni in Catalogna danno ai partiti indipendentisti "il mandato popolare per formare il governo e per continuare a lavorare per gli obiettivi politici del loro programma" ha dichiarato, in un'intervista radiofonica, Elsa Artadi, che ha guidato la campagna elettorale di JuntsxCat, esprimendo la fiducia nel fatto che questi risultati potranno permettere di "tornare a un governo legittimo" in Catalogna con "il ritorno e l'investitura del presidente", Puigdemont.

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