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Sì alla Grosse Koalition

07 febbraio 2018 | 10.21
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(AFP PHOTO)
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L'accordo per il governo di Grande Coalizione in Germania è cosa fatta. L'intesa è stata raggiunta al termine di lunghe trattative nel corso delle quali la Cdu ha accettato di affidare la guida di alcuni ministeri chiave - Esteri, Finanze, Lavoro e affari sociali - alla Spd, che dovrà affrontare il voto della sua base. Il partito della cancelliera ha ceduto anche sull'incarico dell'Interno, che passa da De Maizière al cristianosociale Seehofer.

MERKEL - "Ne è valsa la pena" ha detto Angela Merkel commentando l'ultimo sforzo negoziale per arrivare a un'intesa. I colloqui produrranno "un governo buono e stabile", ha aggiunto.

"E' stata una lunga strada quella che ci ha portato fin qui. Sono stati giorni intensi, di negoziati... però ne è valsa la pena", ha affermato la cancelliera intervenendo nella sede del suo partito, la Cdu. "Sono convinta - ha proseguito - che l'accordo potrà dar vita al governo stabile di cui il nostro Paese ha bisogno e che il mondo si attende da noi".

Merkel ha spiegato di "aver dovuto fare compromessi" per garantire l'accordo di governo di Grande Coalizione. Nonostante la Cdu abbia ceduto alla Spd le Finanze, gli Esteri e il Lavoro, Merkel ha rivendicato che il suo partito è riuscito a mantenere "ministeri importanti", tra cui la Sanità e l'Agricoltura.

SCHULZ - Come anticipato da indiscrezioni trapelate nella mattinata, Martin Schulz il mese prossimo lascerà la guida dei socialdemocratici tedeschi. Secondo quanto riferito da fonti dell'Spd all'agenzia Dpa, la nuova leader del partito sarà l'attuale capogruppo parlamentare, Andrea Nahles. Il 62enne Schulz, che nel nuovo governo di coalizione con la Cdu-Csu assumerà l'incarico di ministro degli Esteri, rinuncerà alla leadership dell'Spd il 2 marzo, quando si concluderà la consultazione interna al partito sull'accordo per dare vita a una nuova 'Grosse Koalition'.

Intanto la Corte costituzionale tedesca ha respinto cinque ricorsi per bloccare il voto dei militanti del Partito socialdemocratico, che nei prossimi giorni saranno chiamati ad esprimersi sull'accordo di coalizione di governo.

L'OPPOSIZIONE - I liberali dell'Fdp - che nei mesi scorsi non erano riusciti a trovare un accordo con la Cdu/Csu per il governo - hanno bocciato l'intesa raggiunta. A Berlino va in scena "una coalizione del passato" hanno commentato. "I perdenti delle elezioni di ieri - ha fatto eco la Linke, attraverso il capogruppo parlamentare Dietmar Bartsch - oggi si presentano come grandi vincitori con un contratto che ha il denominatore più basso". Dal canto suo, il leader dell'Afd Alexander Gauland ha definito la Cdu di Angela Merkel ormai "una scatola vuota".

SINDACATI E IMPRESE - Se il mondo politico tedesco - ma non tutto - tira un sospiro di sollievo per l'accordo di governo, il mondo dell'economia e del sindacato appare molto meno soddisfatto. "Questo contratto (per la grande coalizione) è anche più terribile del previsto - ha accusato senza mezzi termini Oliver Zander, capo del sindacato Gesamtmetall, che rappresenta i lavoratori dell'industria metalmeccanica - I fornitori di servizi saranno delusi e il welfare esploderà. E' un giorno triste per questo Paese".

Il mondo dell'economia, ha fatto eco il presidente delle Camere per l'industria e il commercio (Dihk), Eric Schweitzer, "è soddisfatto per alcuni buoni, futuri investimenti" di cui si parla nell'accordo di coalizione, "ma allo stesso tempo c'è preoccupazione per gli oneri eccessivi futuri che avranno un impatto sul mondo del business".

"Nel complesso - ha tagliato corto il presidente della Federazione delle industrie tedesche, Dieter Kempf - l'industria tedesca non è soddisfatta per il contratto di coalizione. Manca una posizione chiara sugli incentivi fiscali per la ricerca e lo sviluppo".

Infine, Ingo Kramer, a capo della Confederazione delle associazioni dei lavoratori tedeschi, ha lamentato che le intese raggiunte nel settore del mercato del lavoro e della politica sociale "mancano di buon senso economico e questo significa meno flessibilità per le aziende, ma più regole e oneri".

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