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Il caso

Orge e baby prostitute, Oxfam travolta dallo scandalo

12 febbraio 2018 | 14.24
LETTURA: 4 minuti

(Tommy Trenchard /Oxfam)
(Tommy Trenchard /Oxfam)

Fondi della Ong per pagare prostitute durante la missione umanitaria ad Haiti. Resta alta l'attenzione su Oxfam, travolta dallo scandalo dopo le rivelazioni del londinese The Times. Nel mirino di media e governo inglese - che minaccia ora di tagliare i finanziamenti -, i fatti avvenuti durante la missione nel Paese in seguito al devastante terremoto del 2010, quando alcuni funzionari dell'organizzazione avrebbero partecipato a orge negli alberghi pagati dalla Ong insieme ad alcune giovani escort, alcune presumibilmente minorenni.

Secondo quanto riportato dal The Times, inoltre, "tra quanti potrebbero essere stati sfruttati sessualmente dagli operatori umanitari", ci sarebbero anche dei "bambini". I festini a base di sesso a pagamento erano stati oggetto di un'indagine interna già nel 2011, indagine che aveva evidenziato una "cultura dell'impunità" fra i dipendenti di Oxfam e che aveva portato alle dimissioni di Roland van Hauwermeiron, allora a capo dell'organizzazione ad Haiti. Ma il funzionario, in virtù della piena collaborazione alle indagini, non aveva subito alcun tipo di sanzione disciplinare, come del resto accaduto ad altri due dipendenti dimissionari. Altri quattro erano invece stati licenziati, ma nei confronti del personale non è mai stata avviata alcuna azione legale.

E nuove rivelazioni arrivano dal domenicale del Guardian, The Observer, che basandosi su testimonianze di ex collaboratori dell'organizzazione, ha denunciato relazioni fra prostitute e personale Oxfam operativo in Ciad nel 2006.

Oxfam, dal canto suo, nega di aver insabbiato i fatti di Haiti e, dopo l'esplosione dello scandalo, ha annunciato in una nota l'adozione di una serie di misure per rafforzare la prevenzione e il trattamento dei casi di abuso sessuale. Il vice direttore esecutivo della ong Oxfam Gran Bretagna, Penny Lawrence, ha intanto rassegnato le sue dimissioni. Esprimendo la sua "tristezza" e la sua "vergogna" per il "comportamento dei dipendenti in Ciad e Haiti, incluso l'uso di prostitute", la numero due dell'organizzazione ha annunciato le sue dimissioni in una dichiarazione in cui ha detto di "assumersi la piena responsabilità" di quanto accaduto.

Haiti: "Vogliamo i nomi" - Haiti sollecita Oxfam a comunicare i nomi dei suoi cooperanti coinvolti nello scandalo per poter avviare provvedimenti giudiziari nei loro confronti "nel sistema internazionale". L'ambasciatore di Haiti a Londra, Bocchit Edmond ha anticipato anche la possibilità di avviare azioni legali contro la stessa Oxfam e si è detto scioccato dal fatto che l'organizzazione avesse consentito che i funzionari in questione lasciassero il Paese senza denunciarli alle autorità locali.

"Consentire a queste persone di lasciare il Paese senza informarne le autorità è stato un errore da parte dei dirigenti di Oxfam. Potremmo trovarci di fronte una associazione di pedofili, è stato un reato. La prostituzione è illegale e riteniamo che possano aver avuto rapporti con ragazze minorenni", ha dichiarato in una intervista al Guardian. "Saremo molto decisi con le persone coinvolte in termini di azioni da adottare", ha aggiunto.

Ue: "Pronti a congelare i fondi" - La Commissione Europea "si aspetta che i suoi partner rispettino codici etici e professionali stringenti. Abbiamo un approccio di tolleranza zero nei confronti di qualsiasi accusa di condotte inappropriate da parte di organizzazioni che ricevono i nostri fondi. In questo caso specifico, ci aspettiamo che Oxfam faccia piena chiarezza sulle accuse, con la massima trasparenza e con urgenza. Siamo pronti a rivedere e, se necessario, a cessare di finanziare qualsiasi partner che non rispetti standard etici elevati". Lo ha detto la portavoce del Servizio Europeo per l'Azione Esterna Maja Kocijancic, commentando, a Bruxelles durante il briefing con la stampa, le rivelazioni del quotidiano britannico Times.

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