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Scandalo Oxfam, sotto accusa il numero uno

13 febbraio 2018 | 14.14
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Mark Goldring (Foto Afp) - AFP
Mark Goldring (Foto Afp) - AFP

Si aggrava lo scandalo intorno all'Ong britannica Oxfam che - dopo le rivelazioni su festini a luci rosse ad Haiti da parte di suoi operatori - è di nuovo sotto accusa per abusi sessuali denunciati da una ex dirigente dell'organizzazione, Helen Evans, che parla di una vera e propria "cultura di abusi sessuali". Nel mirino finisce anche il numero uno di Oxfam, il chief executive Mark Goldring, che - secondo il Times - era stato messo a conoscenza in prima persona di altri abusi segnalati in tempi più recenti dalla Evans, ex garante interna per la tutela delle norme di comportamento, incarico ricoperto dal 2012 al 2015.

Evans rivela infatti diversi casi di violenze, tra cui quella di un ex operatore umanitario accusato di aver costretto con la forza una donna ad avere rapporti sessuali in cambio di aiuti umanitari. L'ex dirigente cita poi un'indagine realizzata da Oxfam in tre paesi, tra i quali il Sud Sudan, dalla quale risultava che circa il 10% dei componenti del personale umanitario era stato vittima di una violenza sessuale o testimone di uno stupro o di un tentativo di stupro da parte di un collega. Evans ha affermato che Mark Goldring e il suo team di leadership aveva annullato un incontro per discutere le sue preoccupazioni proprio sugli abusi che coinvolgevano i dipendenti Oxfam.

In risposta alle accuse della ex dirigente, Oxfam ha sostenuto che alla luce delle indagini da lei condotte aveva adottato misure concrete per migliorare la gestione dei problemi di "protezione". "Ci dispiace di non aver reagito più rapidamente e più efficacemente alle segnalazioni di Helen", ha replicato l'Ong in un comunicato, precisando di aver raddoppiato il suo personale nelle équipe di 'protezione', passato da due a quattro operatori.

Venerdì scorso il quotidiano londinese The Times aveva rivelato che alcuni operatori umanitari sarebbero andati con prostitute utilizzando i fondi della Ong durante la missione ad Haiti dopo il terremoto del 2010 che fece circa 300.000 morti. Da parte sua Oxfam ha negato di aver tentato di insabbiare il caso. Ieri poi sono arrivate le dimissioni della vicepresidente di Oxfam, Penny Lawrence che, esprimendo il proprio "rammarico" e "vergogna" per il "comportamento dei dipendenti in Ciad e Haiti, incluso l'uso di prostitute", si è assunta "la piena responsabilità" di quanto accaduto.

Il governo britannico, da parte sua, ha minacciato di ritirare il sostegno all'organizzazione umanitaria. La ministra della Cooperazione internazionale, Penny Mordaunt, ha affermato che il governo sospenderà i finanziamenti, pari a 32 milioni di sterline l'anno (36 milioni di euro) se l'organizzazione non assumerà tutti i provvedimenti necessari per evitare in futuro nuove situazioni analoghe.

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