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Save the Children

"Bambini intrappolati a Douma"

08 aprile 2018 | 15.05
LETTURA: 5 minuti

(Afp)
(Afp)

Ci sono decine di migliaia di civili intrappolati a Douma, nella Ghouta orientale, il sobborgo a est di Damasco assediato dalle forze del regime di Bashar al-Assad dal 2013 e negli ultimi mesi teatro di intensi combattimenti prima dell'inizio delle trattative per l'evacuazione dei ribelli dalla città, interrotte, l'altroieri, da nuovi raid. "La popolazione civile è completamente abbandonata a se stessa. In particolare ci sono 3 milioni di bambini, da che sono nati in Siria, 7 anni fa, non hanno visto nient'altro che la guerra. Bambini che hanno davanti a loro un futuro opaco, tagliati fuori oggi dagli aiuti umanitari, malnutriti, senza scuola". E' il grido d'allarme di Filippo Ungaro, portavoce di Save the Children.

"A Douma la situazione è drammatica: c'è una grave carenza di cibo e di materiale medico. A mancare sono le principali forniture per gli interventi, farmaci, oltre che medici", riferisce Ungaro all'Adnkronos. Per dare un'idea, racconta la storia di Salah, un ragazzo di 16 anni rimasto ferito in un bombardamento a Douma durante un tentativo di fuga, in cui sono morti la nonna, la zia e un cugino. "E' stato operato al midollo spinale: per anestetizzarlo si è dovuti ricorrere a un ago scaduto da tre anni fa". Medici qualificati? "Ce ne sono soltanto due che operano a Douma - spiega Ungaro -, il resto o sono fuggiti o sono rimasti feriti. Le strutture sanitarie sono improvvisate, di certo non è una situazione ideale per dare aiuto ai civili vittime di questa guerra".

Cure adeguate e assenza di cibo sono un mix micidiale per tanti bambini siriani: "è malnutrito un minorenne su 4 in tutta l'area della Ghouta orientale", afferma il portavoce di Save the Children. "L'unico aiuto che riusciamo a dare in queste ore - aggiunge - è 'a porta a porta'. I partner della nostra organizzazione raggiungono i civili in scantinati o rifugi". Non solo un pasto caldo, ma calore umano per tanta gente, compresi i bambini, che hanno visto solo orrore negli ultimi anni".

"A poche decine di chilometri da Douma ci sono ampie riserve di cibo ma non si riesce a far arrivare i convogli, se non in maniera saltuaria, in città dove la popolazione resta bloccata - evidenzia Ungaro -. In tutto il 2017 meno del 30% delle richieste di aiuti è stato approvato dal governo siriano. Con gli ultimi scontri la situazione si è aggravata, e i bambini malnutriti aumentano".

E' necessario "trovare una soluzione pacifica e duratura", secondo Ungaro che chiama in causa la comunità internazionale e le parti in conflitto. Nel frattempo, aggiunge, "chiediamo che venga applicata la risoluzione del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite, approvata a febbraio scorso, per il cessate il fuoco. Una tregua umanitaria da sempre ignorata: nemmeno il primo giorno è stato possibile consegnare il carico di aiuti" per via dei bombardamenti.

"Questo completo disprezzo della vita umana, del diritto internazionale - Ghouta è una delle zone de-escalation previste dall'accordo di Astana tra Turchia, Russia e Iran - è scandaloso. E potrebbe creare un pericoloso precedente", prosegue Ungaro chiedendo nuovamente un immediato cessate il fuoco.

Secondo Save the Children nelle zone di de-escalation in Siria ogni giorno almeno 37 civili vengono uccisi, mentre ogni due giorni viene attaccata un'ambulanza e ogni tre un operatore sanitario viene colpito. Più di due milioni di persone, la metà dei quali bambini, continuano a non ricevere aiuti umanitari.

Dall'inizio del 2018 a metà febbraio, solo nell'area est di Ghouta sono state uccise più di 600 persone e oltre duemila sono state ferite. Nella stessa zona più di 60 scuole sono state distrutte o danneggiate dai bombardamenti. Ogni due giorni un'ambulanza è stata attaccata e ogni tre giorni un operatore sanitario è rimasto ferito o ucciso.

Soltanto a febbraio, 24 strutture sanitarie sono state colpite dai bombardamenti che continuano a imperversare nell'area est di Ghouta, provocando l'interruzione dei servizi per migliaia di persone che avevano bisogno di assistenza medica, tra cui molte donne in gravidanza e casi di grave necessità di interventi chirurgici.

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