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Siria, rischio escalation

15 aprile 2018 | 08.41
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(Afp)
(Afp)

Alta tensione dopo l'attacco militare di Usa, Regno Unito e Francia in Siria. Il Pentagono ha assicurato che si è trattato di un'operazione "one time shot" e che, almeno in tempi brevi, non ci saranno altri attacchi. Ma si teme il rischio di una escalation in Siria. Tutti gli occhi sono puntate sulle due superpotenze Usa e Russia e sulle loro prossime mosse.

Il numero uno della Casa Bianca Donald Trump ha esultato così ieri su Twitter: "Missione compiuta!", parlando di "un attacco perfettamente eseguito". Mentre il presidente russo Vladimir Putin ha condannato duramente l'azione definendola "un atto di aggressione contro una nazione sovrana".

Lo scontro ieri si è spostato al Consiglio di sicurezza dell'Onu . Non è passata la risoluzione proposta dalla Russia per condannare i raid scattati all'alba di ieri - a una settimana dal sospetto attacco chimico su Douma - che hanno colpito diversi obiettivi, tra cui un centro di ricerca a Damasco e un deposito di armi chimiche a ovest di Homs.

L'ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vassily Nebenzia, ha lanciato un duro attacco contro gli Stati Uniti, definendo i raid un'azione aggressiva di Washington e dei suoi alleati. "Gli Usa stanno ulteriormente aggravando una situazione umanitaria già catastrofica", ha detto Nebenzia, che ha accusato Washington di destabilizzare con la sua "escalation" tutto il Medio Oriente.

Gli Stati Uniti hanno replicato duramente alle accuse. Nikky Haley, ambasciatore degli Usa all'Onu, ha detto: "Ho parlato stamane con il presidente. Ha detto che se il regime siriano usa questo gas velenoso ancora una volta, gli Stati Uniti sono pronti ad usare la forza". "Il tempo per le parole è finito", ha aggiunto. L'azione "non è una vendetta, né una punizione, né una simbolica dimostrazione di forza. Abbiamo agito - ha spiegato - per scoraggiare in futuro l'uso di armi chimiche".

La presidenza siriana ieri ha postato sul proprio account Twitter un video che mostra Bashar al Assad arrivare al lavoro, presumibilmente al Palazzo presidenziale, ore dopo i raid, intitolato "La mattina della fermezza". Damasco insomma ostenta sicurezza, ma il messaggio degli Stati Uniti è chiaro. La guerra non è finita.

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