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Trump nel caos, lascia capo del Pentagono

21 dicembre 2018 | 06.42
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Jim Mattis e Donald Trump (Afp) - AFP
Jim Mattis e Donald Trump (Afp) - AFP

Colpo di scena nell'amministrazione Trump. Il capo del Pentagono Jim Mattis ha annunciato le proprie dimissioni e lascerà l'incarico di segretario alla Difesa entro fine febbraio. La notizia arriva a poche ore dalla decisione del presidente americano di avviare a sorpresa il ritiro delle truppe Usa da Siria e dall'Afghanistan (da dove saranno richiamati circa 7mila soldati). Un vero schiaffo al capo del Pentagono, l'ultimo superstite dei militari dell'amministrazione Trump che il presidente amava chiamare "i miei generali".

"Poiché ha il diritto di avere un segretario della Difesa le cui vedute siano meglio allineate con le sue, su queste e altre materie, credo sia meglio per me fare un passo indietro" ha scritto Mattis nella lettera di dimissioni consegnata alla Casa Bianca. "Ho avuto il privilegio di servire il Paese e sono orgoglioso dei progressi degli ultimi due anni" ha sottolineato ancora Mattis.

Il capo del Pentagono ha accennato ai disaccordi con il presidente sottolineando che gli alleati degli Stati Uniti dovrebbero essere valutati e rispettati e che dovrebbe esserci un "approccio non ambiguo" ad avversari come la Cina e la Russia. "Una convinzione fondamentale che ho sempre sostenuto è che la nostra forza come nazione è inestricabilmente legata alla forza del nostro sistema unico e completo di alleanze e partnership", ha detto riferendosi alla coalizione di 74 nazioni che combatte lo Stato islamico in Siria e Iraq.

"Mentre gli Stati Uniti rimangono una nazione indispensabile nel mondo libero, non possiamo proteggere i nostri interessi o servire efficacemente questo ruolo senza mantenere forti alleanze e mostrare rispetto verso quegli alleati", ha continuato Mattis.

La notizia delle dimissioni è stata subito commentata, via Twitter, da Donald Trump, che ha parlato di "pensionamento" di Mattis mentre i democratici hanno espresso preoccupazione per il passo indietro del capo del Pentagono, considerato "un'isola di stabilità nel caos dell'amministrazione Trump", come ha osservato il senatore democratico Mark Warner

Visto da tempo come baluardo contro gli impulsi isolazionisti e più estremi di Trump, Mattis è stato un tranquillo "riassicuratore in capo" mentre il presidente inviava tweet provocatori. E sulla questione Siria, aveva tentato di convincere il presidente americano del fatto che la missione anti-terrorismo non è finita e che una piccola presenza militare Usa dovrebbe rimanere. Mattis ha cercato inoltre di far capire a Trump che un ritiro di truppe Usa rischia di aumentare il caos e i problemi nella regione e il fatto che i consigli del generale siano caduti nel vuoto, conferma come Mattis, un tempo il più ascoltato consigliere per questioni militari, negli ultimi tempi abbia perso la sua influenza.

Lo strappo era apparso evidente già nei giorni scorsi quando Trump ha annunciato la scelta del generale Mark Milley, attuale capo dello Stato Maggiore dell'esercito come prossimo capo degli Stati Maggiori Riuniti, al posto del generale Joseph Dunford, che lascerà il prossimo anno. Mattis invece aveva raccomandato il capo dello Stato Maggiore dell'Aeronautica, David Goldfein.

Solo poche settimane dopo veniva licenziato Michael Flynn, quando emersero le accuse di falsa testimonianza per le quali ora il generale rischia di andare in prigione. Trump chiamò a sostituirlo un altro generale a riposo, H.R. McMaster che sopravvisse meno di un anno all'incarico prima di essere 'scaricato', anche per la sua opposizione al ritiro dall'accordo nucleare con l'Iran.

Mentre John Kelly, il generale diventato prima segretario alla Sicurezza Interna e poi capo dello staff della Casa Bianca, è stato licenziato nelle settimane scorse dopo essere stato sottoposto per mesi a uno stillicidio di attacchi e sfuriate da parte di Trump

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