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La Spagna torna al voto

15 febbraio 2019 | 10.42
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Sanchez: "Elezioni anticipate il 28 aprile"

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

La Spagna torna al voto. Il primo ministro spagnolo, il socialista Pedro Sanchez ha annunciato elezioni anticipate per il 28 aprile dopo la bocciatura in parlamento della legge di bilancio. Una decisione che evita così di sovrapporre le elezioni politiche a quelle europee del 26 maggio, quando si rinnoveranno anche i municipi e le amministrazioni di 13 regioni. Sanchez guidava un governo di minoranza dallo scorso 2 giugno, dopo la mozione di censura che aveva fatto cadere l'esecutivo di Mariano Rajoy, del Partito Popolare.

"Se c'è una cosa che noi catalani non temiamo è votare liberamente" spiega all'Adnkronos il consigliere per Azione esterna del governo autonomo catalano Alfred Bosch. "I catalani non hanno paura delle urne. L'arrivo di Vox non sarebbe una buona notizia, ma già c'è ed è schierato contro l'indipendentismo e i nostri leader sono già in carcere", nota il 'ministro degli Esteri' dell'amministrazione catalana rispondendo alle obiezioni sul rischio di un successo elettorale della destra estrema.

Se il primo ministro socialista Pedro Sanchez "ha convocato le elezioni è perché gli conviene - spiega Bosch -. Il bilancio è già prorogato e potrebbe continuare così, come ha detto lui stesso. Se ora ha cambiato idea, deve spiegare perché". Quanto alla possibilità che dalle urne usca un governo di destra, che potrebbe nuovamente far scattare l'articolo 155 per imporre alla Catalogna l'amministrazione di Madrid, Bosch sottolinea che una simile decisione "occorre giustificarla con ragioni serie". E se queste giustificazioni non ci sono, si tratta "di una prevaricazione". "In ogni caso - afferma - nulla ci stupisce quando parliamo di rispetto della legge da parte della destra".

Esponente del partito indipendentista Esquerra Republicana (Erc), Bosch ha spiegato perché i nazionalisti catalani hanno prima appoggiato dall'esterno Sanchez, sostenendo la sua mozione di censura contro Rajoy, e poi ne hanno favorito la caduta bocciando il bilancio. "La mozione di censura - dice - si è realizzata quando è uscita la sentenza sul caso Gurtel, che ha confermato l'importante trama di corruzione di Stato di cui è stato protagonista il partito guidato da Aznar, Rajoy e ora Casado. Era una scommessa per lottare contro la corruzione e punire un partito che non ha mai investito sul dialogo. Destituire la destra corrotta che aveva inviato la polizia contro il governo catalano era necessario. Lo abbiamo fatto senza chiedere nulla in cambio, Sanchez doveva dunque dar prova di coraggio".

"A Pedro Sanchez chiedevamo il dialogo e un gesto che non ha mai fatto. Non ha fatto nulla per arrivare ad un accordo, se non fare pressioni e minacciare elezioni. Oltre a non offrire alcuna contropartita per l'approvazione del bilancio, dopo la manifestazione di domenica (durante la quale i tre partiti hanno accusato Sanchez di essere troppo conciliante con i secessionisti catalani, ndr) di fronte alla pressione dei tre partiti della destra estrema Vox, PP e Ciudadanos, Sanchez ha deciso di rompere ogni dialogo con la Catalogna. Ha cercato soltanto di fare pressioni, non ha negoziato" conclude Bosch.

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