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Orban: "Con Lega? Restiamo nel Ppe"

03 marzo 2019 | 15.47
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Il premier ungherese: "Non ci sono piani B"

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

"Non mi sono mai piaciute le persone che indossano cintura e bretelle allo stesso tempo. Bisogna avere una strategia. Siamo nel Ppe e ci restiamo, non ci sono piani B". Il premier ungherese Viktor Orban risponde così, intervistato dal domenicale Welt am Sonntag, alla domanda se, nel caso di un'espulsione del suo partito Fidesz dal Ppe, avvierebbe una qualche forma di cooperazione o coalizione con la Lega.

"L'espulsione di Fidesz non è un'alternativa razionale - scandisce Orban, parlando dell'iniziativa di alcuni europarlamentari del Ppe del Nord Europa, dopo la campagna avviata contro il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, nel mirino per le sue politiche migratorie - Servirebbe soltanto gli interessi dei nostri oppositori. E' per questo che oggi appare completamente non plausibile".

Contro Fidesz, sostiene Orban, è in corso una campagna, condotta da 'utili idioti', non tanto per indebolire il partito quanto per indebolire il Ppe. E alla domanda se in effetti non stia cercando di provocarla, in modo da poter poi giocare il ruolo della vittima, Orban replica: "Fu Helmut Kohl a invitarci nel Partito popolare europeo. Lo considerammo un onore allora e tale lo consideriamo ancora adesso. Il nostro obiettivo era di rafforzare il partito e lo stesso è vero oggi. Qui nell'Europa centrale siamo esperti delle politiche di potere della sinistra e la realtà dei fatti è che la sinistra ci attacca. Non lo fanno per indebolire noi, ma per indebolire il Ppe".

"Se Fidesz non esistesse, attaccherebbe qualcun altro - continua il premier ungherese - la sinistra attacca sempre qualcuno, se non noi, allora gli italiani e gli austriaci saranno i prossimi... l'obiettivo è di indebolire il Ppe sulla scena europea in modo che i socialisti e la sinistra possano prendere il controllo dell'Europa. Dunque, questa battaglia non è sui principi, ma sul potere. Non tutti lo capiscono, ma se leggessimo la letteratura politica, potremmo vedere che sono quelli che Lenin definiva 'utili idioti'. Mentre credono di combattere una battaglia spirituale, in realtà servono gli interessi di potere degli altri, dei nostri oppositori".

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