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Caos Brexit, faccia a faccia May-Corbyn

03 aprile 2019 | 14.00
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Juncker: "Nessun rinvio senza ok accordo su ritiro entro il 12 aprile".

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)

Un incontro "utile ma non conclusivo", durante il quale "non sono emersi tanti cambiamenti quanti me ne sarei aspettato" nella posizione della premier. Lo ha detto il leader laburista britannico Jeremy Corbyn, parlando del faccia a faccia avuto oggi con Theresa May, dopo le aperture arrivate ieri dalla stessa premier verso l'opposizione. "Avremo ulteriori discussioni domani per esplorare le questioni tecniche", ha anticipato Corbyn in una nota, sottolineando di aver riproposto alla premier le posizioni del Labour, per una "unione doganale con la Ue, l'accesso al libero mercato... e l'opzione di un voto pubblico per impedire di lasciare" la Ue con "un cattivo accordo".

Oggi con 312 favorevoli e 311 contrari, la Camera dei Comuni ha approvato l'ordine del giorno che autorizza il dibattito sulla proposta di legge presentata dalla laburista Yvette Cooper e sostenuta da un gruppo bipartisan di deputati. La proposta di legge prevede che, per evitare un no deal, la premier chieda alla Ue una proroga dell'articolo 50.

Il sottosegretario per la Brexit, Chris Heaton-Harris si è dimesso dal governo, guidato da Theresa May, perché contrario all'ipotesi di un nuovo rinvio dell'uscita dalla Ue. Le voci di un suo passo indietro in polemica con la premier si erano succedute per gran parte della giornata, dopo l'annuncio delle dimissioni da parte di Nigel Adams, altro sottosegretario, contrario al dialogo con il leader laburista Jeremy Corbyn. Nella sua lettera di dimissioni, diffusa dalla stampa britannica, Heaton-Harris sostiene che il Regno Unito avrebbe dovuto lasciare la Ue già il 29 marzo, come inizialmente previsto, e di non poter appoggiare un altro rinvio.

Nigel Adams ha lasciato il suo incarico accusando la premier di voler "cucinare un accordo con un marxista". Di fronte alla rivolta di una fetta consistente del suo partito, la premier ha tentato di correre ai ripari, inviando stamattina una lettera a tutti i deputati conservatori. May, ricordando le tre bocciature subite ai Comuni dal suo accordo per la Brexit, ha addossato la responsabilità della sua scelta alla defezione degli alleati nordirlandesi del Democratic Unionist Party, inamovibili sulla questione del 'backstop', e alle decine di deputati Tories che hanno finora votato contro il governo. "Il punto è, come facciamo a far ratificare l'accordo dal Parlamento?", ha scritto la premier. Con le posizioni in campo già testate in tre occasioni, è "improbabile" che il governo sia in grado di raccogliere i voti necessari a fare approvare il testo concordato con Bruxelles. Di qui, la necessità di rivolgersi ai Laburisti per "realizzare la Brexit ordinata e senza scosse che abbiamo promesso e per la quale i britannici hanno votato".

May e Corbyn, scrive la stampa britannica, puntano a raggiungere un compromesso entro la fine della settimana, per poi presentare il loro accordo politico al vertice Ue del 10 aprile. In caso di successo, la Brexit avverrebbe il 22 maggio, evitando così la partecipazione britannica alle elezioni europee. Se il loro tentativo invece fallirà, il governo tornerà in Parlamento, al quale sarà chiesto di votare proposte alternative, con l'impegno di Downing Street di uniformarsi alla volontà dei Comuni. La stessa cautela, scrive il Guardian, si respira anche dalla parte del Labour, dove c'è chi teme che Corbyn possa cadere in una "trappola" tesa dai conservatori, finendo per avallare una Brexit "dannosa" per il Paese.

JUNCKER: "NESSUN RINVIO SENZA OK ACCORDO SU RITIRO ENTRO 12 APRILE" - "Il 12 aprile è la data ultima per approvare l'accordo di ritiro" del Regno Unito dall'Ue. "Se la Camera dei Comuni non si sarà pronunciata entro quella data, nessuna proroga supplementare" della data fissata per la Brexit "di breve durata sarà possibile" ha detto il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, intervenendo a Bruxelles nella miniplenaria del Parlamento Europeo. Se invece il Regno Unito "sarà in grado di approvare l'accordo di ritiro con una maggioranza" entro il 12 aprile, ha aggiunto Juncker, allora l'Ue "dovrebbe accettare un prolungamento fino al 22 maggio" della permanenza del Regno Unito nell'Unione Europea. "Dopo il 12 aprile rischieremmo di mettere in pericolo il buon svolgimento delle elezioni europee e di minacciare il buon funzionamento dell'Ue", ha sottolineato.

Nel Consiglio Europeo che si terrà il prossimo 10 aprile a Bruxelles "ascolteremo le intenzioni del primo ministro britannico Theresa May e decideremo come procedere. I principi che guideranno la mia azione sono chiari: lavorerò fino all'ultimo momento per evitare un 'no deal'" ha detto ancora Juncker. "I soli che beneficerebbero di un simile incidente - ha rilevato - sono gli oppositori dell'ordine globale basato sulle regole. Gli unici a gioire sarebbero populisti e nazionalisti; i soli a festeggiare sarebbero coloro che vogliono che l'Ue e il Regno Unito siano deboli". Comunque, ha aggiunto, "l'Ue non caccerà fuori a calci alcuno Stato membro. Farò tutto ciò che è in mio potere per evitare una Brexit disordinata e mi aspetto che i leader politici dell'Ue a 27 e del Regno Unito facciano la stessa cosa".

MERKEL - Angela Merkel continua a sperare in un accordo dell'ultimo minuto per la Brexit. "Rincresce ancora la decisione della Brexit, ma dobbiamo accettare la volontà del popolo britannico", ha detto la cancelliera tedesca durante un incontro con i premier dei lander tedeschi in Turingia. "Ho sempre detto che lotterò fino all'ultima ora della data in questione per una Brexit ordinata. E' nell'interesse dei britannici e anche nel nostro interesse", ha aggiunto Merkel. In ultima analisi, ha detto ancora la cancelliera, le soluzioni allo stallo nella trattativa "devono essere trovate in Gran Bretagna, a Londra".

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