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Amato e odiato, la quinta volta di 're Bibi'

10 aprile 2019 | 09.40
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Benyamin Netanyahu, che sta per diventare il capo di governo più longevo della storia d'Israele, è arrivato alle elezioni con il pesante bagaglio di una possibile incriminazione per corruzione: "Vittoria immensa". Negli anni ha assunto posizioni sempre più nazionaliste

(Foto Afp)
(Foto Afp)

'Bibi' è ancora re. Benyamin Netanyahu è ormai a un passo dal suo quinto mandato. Una "vittoria enorme", come l'ha definita il premier uscente e allo stesso tempo in pectore, un "traguardo inimmaginabile". Primo ministro per 4 volte, di cui tre successive negli ultimi dieci anni, il 69enne sta per diventare il capo di governo più longevo della storia d'Israele.
Leader del partito conservatore Likud, è arrivato alle elezioni con il pesante bagaglio di una possibile incriminazione per corruzione, ma si proclama innocente e vittima di una campagna di "caccia alle streghe" da parte dei media di sinistra. Nato a Tel Aviv nel 1949, Netanyahu ha trascorso parte della giovinezza negli Stati Uniti, dove suo padre Benzion ha ricoperto incarichi accademici. All'età di 18 anni, il giovane 'Bibi' è tornato in Israele per servire nell'esercito, ma dopo cinque anni da militare ha completato gli studi al Mit di Boston. Nel 1976, suo fratello maggiore Jonathan morì durante il raid per gli liberare gli ostaggi israeliani all'aeroporto di Entebbe, in una vicenda che segnò profondamente il futuro primo ministro.

Nel 1982 Netanyahu diventò numero due dell'ambasciata israeliana a Washington e poi rappresentante presso l'Onu nel 1984. Spesso invitato in televisione negli Stati Uniti, era già un personaggio noto quando ritornò in Israele nel 1988 e scelse di entrare in politica. Vice ministro degli Esteri accanto al suo mentore Moshe Arens, fu eletto leader del Likud nel 1992. Diventò primo ministro nel 1996, sconfiggendo il laburista Shimon Peres dopo l'assassinio di Yitzhak Rabin. Critico degli accordi di Oslo, firmò tuttavia l'intesa per la cessione ai palestinesi dell'80% di Hebron. Il suo governo durò solo 17 mesi. Sconfitto alle elezioni dal laburista Ehud Barak, Netanyahu si dimise dalla guida del Likud. Ministro degli Esteri e delle Finanze nel governo di Ariel Sharon, Netanyahu si dimise nel 2005 per protesta contro la decisione del ritiro unilaterale da Gaza. Tornato alla guida del Likud quando Sharon fondò il partito centrista Kadima, Bibi diventò primo ministro nel 2009 e da allora ha mantenuto l'incarico, vincendo di nuovo le elezioni nel 2013 e nel 2015.

Amato e odiato, 're Bibi' divide l'opinione pubblica israeliana, ma è riuscito a mantenere il potere, malgrado il declino del peso elettorale del Likud, grazie ad alleanze con i partiti alla sua destra. Negli anni ha assunto posizioni sempre più nazionaliste, riuscendo a spostare l'attenzione dalla questione palestinese alla minaccia iraniana. I rapporti con il presidente americano Barack Obama erano pessimi e toccarono il punto più basso quando Netanyahu attaccò l'accordo sul nucleare iraniano in un discorso al Congresso degli Stati Uniti. Con Donald Trump c'è invece totale sintonia. E Bibi porta in dote alle elezioni lo spostamento dell'ambasciata statunitense a Gerusalemme e il riconoscimento americano della sovranità israeliana sul Golan. Vicino a leader della destra populista come il primo ministro ungherese Viktor Orban e il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, Netanyahu può vantare anche buoni rapporti con il leader del Cremlino Vladimir Putin. Negli anni è riuscito a sconfiggere ogni tentativo di altri politici israeliani -come Avigdor Lieberman e Naftali Bennett- di prendere la guida del blocco delle destre. E, anche se rischia di essere incriminato per corruzione nei prossimi mesi, come ha chiesto il procuratore generale Avichai Mandelblit, continua a mantenere l'appoggio di molti israeliani. Nel 1991, Netanyahu si è sposato in terze nozze con Sara Ben Artzi, da cui ha avuto due figli. Ha una figlia dal primo matrimonio.

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