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Spagna, vince Sánchez

29 aprile 2019 | 07.14
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Il primo ministro: "Ha vinto il futuro, il passato ha perso". Ai socialisti 123 seggi, seguiti dal Partito Popolare - al suo peggior risultato di sempre - con 66. Poi Ciudadanos (57), Podemos (42) e Vox (24). Chi è Santiago Abascal, leader dell'ultradestra

(AFP)
(AFP)

"La Spagna ha votato per la difesa dei diritti e delle libertà, dell'uguaglianza e della giustizia sociale, per un Paese che guarda al futuro e vuole continuare a progredire. Grazie agli oltre 7.300.000 spagnoli e spagnole che hanno fatto affidamento sul Psoe". Così, in un tweet, il leader socialista Pedro Sánchez dopo i risultati delle elezioni in Spagna.

Con il 99,9% dei voti scrutinati, i socialisti ottengono 123 seggi alla Camera, seguiti dal Partito Popolare - al suo peggior risultato di sempre - con 66 seggi. Poi Ciudadanos con 57 seggi, Podemos con 42 e l'estrema destra di Vox con 24.

Il partito socialista di Sanchez conquista poi la maggioranza assoluta del Senato, che non aveva dal 1993. Nel sistema bicamerale spagnolo prevale in genere la Camera, unica sede per il voto di fiducia al governo. Ma il Senato ha l'esclusiva per la nomina dei giudici costituzionali e soprattutto è l'unico che può votare l'applicazione dell'articolo 155, con il quale nella scorsa legislatura è stato sciolto il governo secessionista di Barcellona e Madrid ha assunto l'amministrazione della Catalogna.

Sono stati eletti 121 senatori socialisti cui si aggiungono altri 18 del Psoe designati dalle amministrazioni autonome regionali. Il partito si trova così a controllare 139 dei 266 seggi del Senato, dove la soglia della maggioranza è di 134 seggi. Ciò significa che, in caso di nuovo scontro con i secessionisti catalani, solo il Psoe potrà decidere se ricorrere nuovamente all'articolo 155.

Il voto segna poi la prima volta di un partito di ultradestra nel Parlamento (chi è Santiago Abascal alla guida di Vox) ma la sua avanzata è inferiore alle previsioni dei sondaggi. Chiaro vincitore, Sanchez avrà però bisogno di alleati per raggiungere la soglia dei 176 seggi necessari per governare, per la quale non basteranno i deputati della sinistra radicale di Podemos.

I socialisti hanno vinto in una tornata elettorale che ha visto il crollo storico dei popolari. Come, di storico, c'è l'ingresso in Parlamento dell'estrema destra; ma ora la Spagna deve trovare una maggioranza per formare il governo e, ancora una volta, saranno i partiti indipendentisti a ricoprire un ruolo importante nel rebus delle alleanzE . Anche se la vicepremier Carmen Calvo, intervistata dall'emittente Cadena Ser, ha fatto capire che sarebbero orientati a governare da soli: "Pensiamo di poter proseguire con la formula con quale abbiamo iniziato", ha detto Calvo, riferendosi all'attuale governo di minoranza. Sanchez aveva finora governato con 85 seggi e l'appoggio esterno di Podemos e partiti nazionalisti. Il primo ministro, che è anche leader del Psoe, ha convocato la commissione esecutiva federale del partito per questo pomeriggio alle 17.

Il Paese iberico è arrivato al voto dopo un periodo di difficile stabilità politica: nel dicembre 2015, infatti, l'arrivo in parlamento di due nuove forze anti-casta (Podemos e Ciudadanos) ha contribuito a frammentare il Parlamento, tanto che è stato necessario ripetere le elezioni a giugno 2016 di fronte all'impossibilità di formare un esecutivo. Da allora si sono succeduti due governi di minoranza, guidati prima dal popolare Rajoy e poi da Sánchez.

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