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Assange conferma il no a estradizione in Usa

02 maggio 2019 | 15.45
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Fondatore di WikiLeaks è stato condannato a 50 settimane di carcere per aver violato la libertà su cauzione nel 2012

Immagine di repertorio (Xinhua)
Immagine di repertorio (Xinhua)

Il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange , ha confermato la sua opposizione alla richiesta di estradizione, presentata dagli Stati Uniti contro di lui per presunta 'complicità in pirateria informatica'. "Io non intendo accettare l'estradizione per attività di giornalismo grazie alla quale sono stati vinti molti premi e sono state protette molte persone", ha detto il 47enne australiano alla Westminster Magistrates Court di Londra in una breve collegamento video dalla prigione di Belmarsh.

Assange è detenuto da quando la polizia lo ha prelevato dall'ambasciata ecuadoriana a Londra l'11 aprile scorso, dopo la revoca da parte dell'Ecuador della concessione dell'asilo. Ieri è stato condannato a quasi un anno di carcere, 50 settimane, per aver violato la libertà su cauzione nel 2012, quando si rifugiò nell'ambasciata per evitare l'estradizione in Svezia, dove era accusato di stupro e violenza sessuale. Accuse che sono state successivamente archiviate.

La procedura sull'estradizione potrebbe trascinarsi per molti mesi fra sentenze di vario grado, ricorsi e parere finale del governo britannico. Il procedimento è stato aggiornato al 30 maggio, seguita dall'inizio programmato della completa estradizione il 12 giugno.

Proteste a sostegno di Assange sono previste a Londra, Berlino e Parigi in concomitanza con l'inizio dell'udienza. Tra queste un evento "Siamo tutti Julian Assange" alla Porta di Brandeburgo nel centro di Berlino. Dal canto suo, il sito web di WikiLeaks ha dichiarato che la condanna di Assange per aver infranto le condizioni della cauzione nel 2012 è "tanto scioccante quanto vendicativa". "Abbiamo seri dubbi che riceverà un'udienza equa nel Regno Unito", ha twittato l'organizzazione.

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