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Venezuela, Arlacchi: "Guaidò è finito, Maduro pronto a dialogo"

02 maggio 2019 | 17.22
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Juan Guaidò (Afp) - AFP
Juan Guaidò (Afp) - AFP

"Guaidò è finito. Maduro ha aperto al dialogo con l'opposizione senza condizioni". Pino Arlacchi, ex vice segretario dell'Onu, da Caracas descrive il quadro del Venezuela dopo ''il cosiddetto golpe'' andato in scena due giorni fa. La situazione, dice all'Adnkronos, "è tranquilla. E il governo di Nicolas Maduro è più forte".

"Juan Guaidò -afferma- è praticamente uscito di scena. Le forze di opposizione moderate, che in questi mesi sono state completamente oscurate, stanno tornando a farsi sentire, anche sulla base dell'apertura di Maduro al dialogo interno con le forze politiche non violente e alle forze esterne, con Vaticano e Italia in prima fila. L'Italia, come unico paese del G7 che non ha riconosciuto formalmente Guaidò, può svolgere un importante ruolo di mediazione. Mi auguro che gli altri paesi dell'Unione Europea ritirino il riconoscimento del tutto avventato".

"Il ministro degli Esteri venezuelano ha detto che il governo è pronto a sedersi al tavolo per discutere senza condizioni. E' una novità di assoluto rilievo che può portare ad individuare un percorso per arrivare ad elezioni politiche e presidenziali", prosegue Arlacchi.

Due, secondo l'ex vicesegretario dell'Onu, "le ipotesi fuorigioco. Una è quella relativa a Guaidò, completamente finito. Non gli dà più ascolto nessuno, mentre si è rifatta viva l'opposizione democratica. Sarebbe stato un errore arrestare Guaidò. Il governo avrebbe avuto titolo per reagire con la forza. Ma se fossi Maduro, lascerei Guaidò tranquillo e libero".

L'altra ipotesi da scartare, dice Arlacchi, è legata all'eventuale intervento militare degli Stati Uniti. "E' da escludere, come evidenziano analisti e strateghi, visto che l'America ormai sta per entrare in campagna elettorale".

L'incognita è rappresentata dalla "prosecuzione del blocco economico-finanziario nei confronti del Venezuela e dalle sanzioni che colpiscono il popolo e non qualche elite. I problemi sono legati soprattutto alla fornitura di medicine. Io sono andato nei quartieri popolari di Caracas, nessuno muore di fame".

"I programmi di sostegno alimentare comprendono l'80% delle famiglie venezuelane, la distribuzione di alimenti su base mensile riguarda circa 25 milioni di persone. Sanità e istruzione sono gratuite: si può obiettare sulla qualità dei servizi, ma un venezuelano povero non rischia di morire di fame", dice ancora.

"Qui -conclude- la situazione è tranquilla. La mattina del cosiddetto golpe io ho attraversato la città. C'era un solo posto di blocco e alle 13 erano tutti a pranzo... La città è pulita, frutta e verdura sono in vendita ovunque. Se non avessi letto che era in corso un evento 'drammatico', non me ne sarei mai accorto...".

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