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Venezuela, 4 i morti nella rivolta

02 maggio 2019 | 06.43
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Nelle ultime 48 ore arrestate 205 persone. Alta tensione Russia-Usa. Guaidò: "Avanti più forti che mai"

(Foto Afp) - AFP
(Foto Afp) - AFP

Almeno 4 morti e 130 feriti in Venezuelaa da martedì. Lo afferma l'ong Provea, diffondendo un bilancio dall'inizio dell'Operazione Libertà annunciata dal presidente ad interim, Juan Guaidò. Secondo l'organizzazione, nelle ultime 48 ore sono state arrestate 205 persone.
Provea, in particolare, afferma che il 24enne Samuel Enrique Mendez è stato ucciso ad Aragua e "testimoni attribuiscono la responsabilità a collettivi paramilitari". Secondo l'Osservatorio venezuelano sui conflitti sociali (Ovcs), invece, martedì a Caracas un proiettile ha provocato la morte di Jurubith Rausseo Garcia, 27 anni.

E se è vero che Maduro resta al potere, Guaidò non è intenzionato a cedere: "Continueremo ad andare avanti più forti che mai", ha twittato l'autoproclamato presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidó, incitando il popolo a non mollare. Mentre in tutto il Paese ieri è andata in scena l'ennesima giornata di proteste, comprese quelle dei sostenitori di Maduro, che ha ribadito di aver fermato un "tentato golpe". Il presidente eletto ha chiesto all'Esercito "la massima lealtà" alla Costituzione di fronte al tentativo "colpo di stato" organizzato dagli Stati Uniti in Venezuela. Un tentativo fallito, ha affermato il presidente venezuelano in un comizio in piazza a Caracas per il Primo Maggio, la Festa dei Lavoratori. "Non ci sono riusciti con Chavez ed oggi dico che tantomeno ci sono riusciti o ci riusciranno con noi", ha detto, riferendosi al fallito colpo di Stato del 2002.

"L'impero e i suoi servi non comprendono che la coscienza, la volontà, il valore e il coraggio dell'eroico popolo di Bolivar e Chavez fanno del Venezuela una patria inespugnabile", scrive su Twitter Nicolas Maduro riferendosi agli Stati Uniti e a Juan Guaidò. "Pertanto, saranno sconfitti in ogni tentativo di seminare violenza. Siamo un popolo ribelle".

Nel frattempo un tribunale venezuelano ha ordinato al servizio di intelligence Sebin l'arresto dell'esponente dell'opposizione Leopoldo Lopez, accusandolo di aver violato i termini della custodia domiciliare. Lopez era apparso al fianco dell'autoproclamato presidente ad interim Juan Guaidò ed aveva sostenuto di essere stato liberato dagli arresti domiciliari da un gruppo di militari sostenitori di Guaidò. In seguito, Lopez ha trovato asilo nell'ambasciata spagnola. Secondo una dichiarazione del tribunale pubblicata su Facebook, Lopez ha violato i termini della detenzione domiciliare e il divieto di fare dichiarazioni politiche ai media. Condannato nel 2015 a 13 anni di detenzione per incitamento alla violenza, Leopoldo Lopez ha successivamente ottenuto il permesso di scontare la condanna agli arresti domiciliari.

A far salite la tensione, ieri, ha contribuito anche il botta e risposta tra Washington e Mosca. In una telefonata al segretario di Stato Mike Pompeo, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha puntato il dito contro gli Stati Uniti, dopo che in mattinata, parlando a Fox Business Network, lo stesso Pompeo non aveva escluso l’intervento dell’esercito americano qualora fosse “necessario” per ripristinare l'ordine in Venezuela.

Nella telefonata, riportata dalla Tass, Lavrov ha spiegato che “l'intervento di Washington negli affari interni di uno stato sovrano e le minacce contro la sua amministrazione costituiscono una evidente violazione del diritto internazionale" e che “ulteriori misure aggressive avranno le conseguenze più drastiche". "Un'influenza esterna distruttiva, tanto più se politica, non ha nulla a che vedere con un processo democratico", ha scandito il ministro russo.

Pronta la replica di Pompeo che ha accusato la Russia e Cuba di stare "destabilizzando" il Venezuela mentre contro Cuba si è pronunciato in un tweet lo stesso Trump, avvertendo che "se le truppe e le milizie cubane non cesseranno immediatamente le operazioni militari e di altro tipo con lo scopo di causare la morte e la distruzione della Costituzione venezuelana, verrà imposto, insieme alle più alte sanzioni, un embargo totale sull'isola di Cuba”.

La giornata di ieri è stata scandita da diversi scontri, con le forze governative che hanno lanciato gas lacrimogeni sui manifestanti, mentre alcune delle persone scese in piazza per protestare hanno risposto col lancio di pietre.

Guaidò, dopo aver condannato la morte della 27enne, si è rivolto ai suoi sostenitori a Caracas, bollando le proteste come un "processo irreversibile" e ha promesso che andrà avanti "per raggiungere la libertà". "Siamo sulla strada giusta, non possiamo tornare indietro", ha detto. L’autoproclamato presidente ad interim ha poi annunciato una serie di scioperi a partire da oggi, che culmineranno in uno sciopero generale.

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