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Pakistan, salvi i 4 alpinisti italiani

18 giugno 2019 | 11.07
LETTURA: 5 minuti

La moglie del capo spedizione Bellò all'Adnkronos: "Cuore pieno di dolore per la morte dello sherpa pakistano"

Tarcisio Bellò, uno degli alpinisti italiani travolti da una valanga in Pakistan (Fotogramma)
Tarcisio Bellò, uno degli alpinisti italiani travolti da una valanga in Pakistan (Fotogramma)

Sono stati tratti in salvo i quattro alpinisti italiani che ieri, con tre colleghi pakistani, erano stati travolti da una valanga a circa 5.300 metri di altezza nella valle di Ishkoman, nel distretto di Ghizar. Lo riferisce su Facebook Anna Piunova, direttore del sito Mountain.ru, che da ieri segue la vicenda. I quattro alpinisti italiani e due colleghe pachistane sono stati evacuati in elicottero, mentre il corpo della guida pachistana rimasta uccisa dalla valanga è stato lasciato sul luogo dell'incidente. Il gruppo è stato prima trasportato a più riprese al Campo base, prima di essere trasferito a Gilgit. Tutti e sei i sopravvissuti hanno riportato varie lesioni e attualmente sono sotto la cura dei sanitari. Nessuno di loro è in pericolo di vita. La spedizione italiana era guidata da Tarcisio Bellò. Gli altri membri sono Luca Morellato, David Bergamin e Tino Toldo.

"Mio marito sta bene, l'ho sentito questa mattina, e a parte una lussazione alla spalla ed una frattura ad una caviglia, sta bene. Tutti gli italiani stanno bene, ma il nostro cuore è pieno di dolore per la morte dello sherpa pakistano Imtyia", ha detto All'AdnKronos Isabella Bresolin, moglie del capo spedizione Bellò.

"Il Pakistan e la sua gente sono meravigliosi, se ne parla sempre in occasioni negative, ma l’amicizia tra Tarcisio e il Pakistan è ormai ventennale", sottolinea ancora Isabella Bresolin, che continua: "Il nord del Pakistan è un mondo senza tempo di pastori, di armenti, di capanne primitive e usi antichissimi, di pascoli magri fin sotto ai tanti ghiacciai che si affacciano sulla vallata, di vette solo in parte esplorate da una decina di spedizioni delle sezioni Cai di Montecchio Maggiore, di Marostica e di Asiago Sette Comuni. Ma vi sono ancora infinite possibilità di esplorazione e di avventura in un contorno ambientale che non teme certo paragoni. Le uniche cartine di queste zone sono quelle militari risalenti al periodo dell’ingerenza russa", spiega.

"Dal 2009 all’attività esplorativa Tarcisio ha organizzato una serie di lavori volti a migliorare le condizioni di vita in particolare della comunità di Gothulti, ultimo paesino prima delle grandi catene montuose - ricorda - E’ di quell’anno la costruzione di un acquedotto per questo villaggio con una spesa di 10.000 euro".

"Sempre di quell’anno tra le sue varie prime salite c’è la scalata in solitaria, della Cima Veneto m 5701 e Picco Cristina Castagna 5311 metri in ricordo dell’amica alpinista. In questo contesto è nato il progetto di costruire il 'Cristina Castagna Center' in Hindukush che senza snaturare l'ambiente avrebbe lo scopo di valorizzarne le risorse naturali a livello nazionale e internazionale creando opportunità economiche, di lavoro e di crescita sociale. Inoltre con l'idea di avviare una scuola di alpinismo e alta montagna si potrebbe sviluppare la tecnica e la sicurezza degli appassionati locali, con ulteriore volano agli sport di montagna", spiega Isabella Bresolin.

"Da allora numerose sono stati i viaggi in Pakistan dove, all’esplorazione alpinistica si sono gettate le basi per la realizzazione del centro alpinistico. Si pensi che ben 8 famiglie di Gothulti si erano rese disponibili a domare il proprio terreno per la costruzione del centro. Nel 2014 è stata effettuata la misurazione per il posizionamento di un ponte di ferro per Gothulti di ferro che è stato posizionato l’anno dopo - precisa - Nel 2015 il montaggio a Ghotolti del ponte metallico costruito dall’Omba di Torri di Quartesolo e portato in Pakistan via mare al porto di Karachi e via terra per 2700 km. All’inaugurazione hanno partecipato le maggiori autorità regionali del Gilgit Baltistan (grande come il nord Italia)".

"Tarcisio aveva conosciuto gli alpinisti pakistani lo scorso anno in occasione di una prima ricognizione sulla montagna da dedicare a Lions Melvin Jones Peak tra i pochi sostenitori del progetto umanitario. Gli alpinisti pakistani avevano subito sposato l’idea di Tarcisio e ne volevano far parte per il loro paese", ricorda la moglie di Bellò.

"Dai racconti di Tarcisio sul suo profilo facebook traspare tutta questa amicizia, unione di ideali. Tarcisio mi ha chiamato ieri per allertare i soccorsi ha parlato di un disperso e di una alpinista pakistana con la gamba rotta. Lui e gli italiani stavano bene - conclude la moglie dell'alpinista - stamattina ha chiamato un nostro amico pakistano dicendomi che erano stati portati al campo base e ora sono all’ospedale di Gilgit per accertamenti e controlli. Io so solo che Tarcisio ha una caviglia e un braccio rotto"

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