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In Cina

Il massacro di Yulin

21 giugno 2019 | 12.06
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Oltre 10.000 cani trucidati in occasione del festival che si tiene ogni anno nella città-prefettura della regione autonoma di Guangxi

Immagine di repertorio (Fotogramma/Ipa)
Immagine di repertorio (Fotogramma/Ipa)

Oggi, 21 giugno è una giornata di lutto non soltanto per tutti gli animalisti del mondo ma per chiunque sia una persona civile e dotata di un briciolo di sensibilità. A Yulin, città-prefettura della regione autonoma di Guangxi, nella Repubblica popolare cinese si compie, ormai da 10 anni, un massacro di proporzioni gigantesche che gli organizzatori chiamano con indicibile sfrontatezza 'Festival della carne di cane', come se si trattasse di un evento allegro e divertente mentre si tratta di una pratica anacronistica e crudele.

A denunciarlo la Lega Nazionale per la Difesa del Cane, che parla di oltre 10.000 cani destinati al consumo dei partecipanti, molti dei quali catturati per strada o rapiti dalle loro case che, dopo giorni di terrore trascorsi ammassati uno sull’altro in gabbie piccolissime con i musi spesso legati con la corda per evitare che la “merce si sciupi”, vengono trucidati nelle maniere più crudeli: bolliti vivi, scuoiati mentre ancora respirano, picchiati a morte per renderne la carne più morbida e per procurar loro scariche di adrenalina che, secondo barbare credenze, servirebbe a potenziare l’energia sessuale di chi la consuma.

Purtroppo c’è da aggiungere, spiega l'associazione, che la "sagra" di Yulin è solamente la punta dell’iceberg di una 'tradizione' diffusa in molti Paesi dell’estremo oriente, dalle due Coree alle Filippine, dalla Thailandia al Vietnam anche se in alcune di queste nazione ufficialmente sarebbe vietata. Ma l’aspetto più inquietante del consumo alimentare di cani e di gatti che per noi sono veri e propri compagni di vita è l’assordante silenzio dei governi di tutto il pianeta nei confronti di questo scempio.

Mentre ai quattro angoli della terra i cittadini manifestano indignazione, dolore, disperazione per i tormenti inflitti a questi esseri indifesi, presidenti, premier, politici, capitani d’industria, organizzatori di grandi eventi sportivi non solo tacciono come se queste mattanze non esistessero ma sembrano infastiditi dalle proteste della gente che potrebbero incrinare i rapporti diplomatico-affaristici con Paesi che stanno diventando le più grandi potenze economiche del mondo.

Fortunatamente c’è una parte della popolazione cinese che si ribella a questo scempio, cresce la coscienza animalista soprattutto nei giovani. Tantissime anche le petizioni online che chiedono di porre fine all’evento: una su change.org ha raggiunto oltre 3,5 milioni di firme.

A battersi sono numerose organizzazioni internazionali animaliste, come Peta, Wild Animal Awareness, World Dog Alliance e la stessa Lega Nazionale per la Difesa del Cane, con la presidente Piera Rosati che chiede ai cittadini italiani di inviare, in massa, un’email all’Ambasciatore cinese per chiedere di fermare il massacro di Yulin e vietare il consumo di cani e gatti in Cina.

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