"La Libia non è un porto sicuro, questo è un dato di fatto, non una opinione". A scandirlo è stato il ministro degli Esteri Enzo Moavero, in una conferenza stampa alla Farnesina dopo un incontro con l'inviato delle Nazioni Unite per la Libia, Ghassan Salamè. "Non è colpa mia se non cambio la posizione -ha sottolineato Moavero- ma la definizione di porto sicuro dipende da convenzioni internazionali e dalle rispondenze degli standard a queste convenzioni". Nel caso della Libia, secondo il ministro, "queste condizioni non ci sono, non sono io a dirlo ma le convenzioni internazionali". "So - ha ammesso il ministro - che da questo nascono varie precisazioni di carattere mediatico su convergenze di posizioni o meno", ma che la Libia non sia un porto sicuro "è un dato di fatto non un'opinione".
Il ministro ha poi ricordato che, "a prescindere dall'essere o meno considerato un porto sicuro, la Libia ha il diritto di vigilare su ciò che accade nelle acque territoriali davanti alle proprie coste". "Le azioni di addestramento della Guardia costiere - ha sottolineato, rispondendo ad una domanda sulle polemiche relative alla missione italiana - vengono effettuate nell'ambito di una missione dell'Unione europea e l'Ue ha sempre sostenuto l'addestramento ritenendolo importante per riportare la situazione alla normalità".