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Delegato Catalogna in Italia: "Chiediamo ripresa dialogo"

15 ottobre 2019 | 12.02
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Luca Bellizzi Cerri: "Chiediamo l'amnistia perché indulto significherebbe riconoscere una colpevolezza che in questo caso siamo convinti non ci sia"

(Afp)
(Afp)

Il governo catalano chiede la ripresa del dialogo con Madrid. Luca Bellizzi Cerri, delegato del governo della Catalogna in Italia, insiste sulla necessità di "riportare nel luogo del dibattito politico il confronto su un problema esclusivamente politico".

"Quello che chiediamo al governo centrale è il coraggio di riprendere quel dialogo che per un momento c'è stato, poi è stato abbandonato, perché se il problema è politico necessita di una soluzione politica", afferma, parlando con l'Adnkronos. "Dalle ultime dichiarazioni di Pedro Sanchez fatte ieri sembra proprio che non arrivino segnali di apertura in questo senso. E' vero anche che in questo momento il governo spagnolo è un governo ad interim, sappiamo anche che fino a novembre, quando ci saranno le elezioni, sarà difficile, però quello che chiediamo è che durante la campagna elettorale da parte dello stesso presidente del governo Sanchez ci sia un segnale di distensione in direzione del dialogo. Il dialogo è la base per trovare soluzioni politiche ad una problematica esclusivamente politica".

Un segnale di distensione che potrebbe arrivare con un incontro. "Chiediamo un incontro", ha detto Bellizzi, ricordando che il presidente della Generalitat, Quim Torra, ha scritto al re Felipe VI e alla presidenza del governo Sanchez anche per avanzare questa richiesta.

Quanto alla sentenza pronunciata contro i 12 leader indipendentisti, il delegato sintetizza la posizione del governo catalano definendola "ingiusta e un errore politico".

"Ingiusta perché le persone condannate ieri erano rappresentanti eletti democraticamente che hanno adempiuto ad un mandato popolare espresso con il voto del settembre 2015. Organizzare un referendum in base a quel mandato democratico non è illegale neanche per la stessa costituzione spagnola e il reato è stato cancellato dal codice penale spagnolo del 2005. Inoltre, come hanno constatato diversi osservatori indipendenti tra cui il Consiglio d'Europa e Amesty International i fatti contestati non possono essere considerati atti violenti né tumulti ma manifestazioni di massa pacifiche".

"Un errore politico - prosegue Bellizzi - perché lungi dal portare ad un miglioramento della situazione politica tra Catalogna e Spagna al contrario la peggiora: come governo catalano riteniamo che le diverse idee politiche debbano confrontarsi nei luoghi di dibattito politico e non nelle aule dei tribunali. Questo è stato l'errore politico. Noi abbiamo sempre perseguito e continueremo a perseguire una soluzione democratica e pacifica al problema politico tra Catalogna e Spagna".

In merito al dibattito sulla possibilità di un indulto che si è aperto a seguito delle sentenze, Bellizzi puntualizza: "Noi chiediamo l'amnistia perché indulto significherebbe riconoscere una colpevolezza che in questo caso siamo convinti non ci sia". Infine un inciso sul tema della ribellione e della sedizione: "negli ultimi due anni queste persone sono state accusate di ribellione, il che ha comportato la loro detenzione, e sono stati privati della libertà e dei loro diritti politici. Molti di loro erano stati eletti nel parlamento della Catalogna ma anche nelle Cortes spagnole e non hanno potuto esercitare i loro diritti proprio perché accusati di ribellione, un reato che poi si è provato che non era vero. Questo dimostra che con l'accusa di ribellione si è voluto togliere quei leader dalla scena politica".

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