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Polveriera Iraq, acqua bollente sui manifestanti

25 ottobre 2019 | 12.31
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Continuano le proteste a Baghdad: almeno 30 morti e oltre 2.310 i feriti. Le forze di sicurezza hanno utilizzato anche lacrimogeni e proiettili di gomma. Dichiarato lo stato di emergenza

(Afp)
(Afp)

Si aggrava ancora il bilancio dei manifestanti uccisi oggi in Iraq: secondo l'Alta Commisione per i Diritti Umani sarebbero trenta le vittime della repressione delle proteste antigovernative, 8 delle quali a Baghdad, 9 a Nassiriya, nove a Dhi Qatar, tre a Bassora e uno a Muzana. I feriti sono oltre 2.310, tra loro membri delle forze di sicurezza. In totale inoltre 50 edifici governativi e sedi di partiti hanno riportato danni in particolare per gli incendi che sono stati appiccati in varie province del paese.

Secondo quanto riferito da fonti mediche e di polizia, la metà delle vittime sono manifestanti uccisi da colpi d'arma da fuoco sparati dopo l'assalto a uno dei quartier generali di una delle fazioni delle Forze di mobilitazione popolare (Hashd al-Shaabi), nel sud del Paese.

I manifestanti hanno attaccato la sede della 'Lega dei Virtuosi', una delle fazioni più potenti in seno alla coalizione paramilitare sciita Hashd al-Shaabi ad Amara, 350 chilometri a sud di Baghdad. Le Forze di mobilitazione popolare rappresentano il secondo blocco in Parlamento e sostengono il governo del premier sciita Adel Abdel Mahdi, di cui i manifestanti chiedono le dimissioni.

Ali al-Bayati, componente della Commissione per i diritti umani, ha denunciato all'agenzia Dpa come le forze di sicurezza abbiano utilizzato lacrimogeni, acqua bollente e proiettili di gomma per disperdere i manifestanti e come una delle due vittime sia un anziano, morto per problemi respiratori. Le violenze sono esplose quando le forze di sicurezza hanno tentato di bloccare i dimostranti che volevano raggiungere la Green Zone, che ospita uffici governativi e ambasciate.

I manifestanti denunciano la corruzione del governo, gli scarsi servizi pubblici e l'alto tasso di disoccupazione. In vista delle nuove proteste antigovernative le autorità irachene hanno dichiarato lo stato di emergenza. Lo ha annunciato il ministero degli Interni iracheno, come riferisce l'agenzia di stampa Basnews. Lo stesso ministero ha chiesto alle forze di sicurezza di usare moderazione nell'affrontare i manifestanti, dopo che le proteste di inizio mese hanno causato l'uccisione di oltre cento persone e il ferimento di circa altre seimila a causa di ''un uso eccessivo della forza'' da parte dei militari, come emerso da un'inchiesta governativa.

Dall'ayatollah Ali al-Sistani è arrivato un appello alla calma tramite un rappresentante di al-Sistani durante il sermone a Kerbala, città santa degli sciiti. "Riforme reali e un concreto cambiamento nel Paese devono avvenire con metodi pacifici" è il messaggio dell'ayatollah. Nel suo appello al-Sistani esorta quindi sia i manifestanti che le forze di sicurezza a evitare altre violenze. Ai dimostranti si chiede di non attaccare le forze di sicurezza, mentre queste ultime vengono invitate a trattare "gentilmente" gli iracheni che "rivendicano il loro diritto a una vita e a un futuro dignitosi". Al-Sistani critica poi il rapporto diffuso dalla commissione governativa incaricata di indagare sulla sanguinosa repressione delle proteste di inizio ottobre. La commissione, sostiene, "non ha svelato tutte le verità in modo chiaro all'opinione pubblica".

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