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Russiagate, rapporto Horowitz: "Fbi omise dichiarazioni Mifsud"

09 dicembre 2019 | 19.28
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Queste le principali conclusioni dell'indagine condotta dall'ispettore generale del Dipartimento di Giustizia

(Afp)
(Afp)

C'è anche un passaggio, dedicato a Joseph Mifsud nell''Executive Summary' del Rapporto dell'ispettore generale del Dipartimento di Giustizia, Michael Horowitz. Tra i "17 errori e omissioni", compiuti dall'Fbi per ottenere i tre successivi rinnovi della prima autorizzazione a intercettare la campagna di Trump, i funzionari del Bureau hanno "omesso che Joseph Mifsud negò all'Fbi di aver fornito a Papadopoulos informazioni" relative al materiale compromettente su Hillary Clinton (migliaia di email hackerate) che sarebbero state in possesso del governo russo. Così facendo, l'Fbi suggerì ai giudici del tribunale speciale che autorizza le intercettazioni, la Fisa Court, che la campagna di Trump "ricevette un offerta o un suggerimento di assistenza dalla Russia".

Gli archivi dell'Fbi, si legge in un passaggio dedicato al misterioso professore maltese Joseph Mifsud, "non contengono prove che Mifsud abbia mai agito come fonte confidenziale dell'Fbi e nessuno dei testimoni che abbiamo intervistato o i documenti che abbiamo visionato avevano informazioni a sostegno di questa affermazione".

L'Fbi, si legge sul rapporto, compì numerosi errori nell'indagine sulle possibili collusioni tra la campagna di Trump e la Russia, ma non agì per pregiudizio politico. Lo stesso Horowitz sarà mercoledì in audizione davanti alla Commissione Giustizia del Senato.

Inoltre, il rapporto avrebbe stabilito che l'Fbi aveva una sufficiente giustificazione nell'avviare un'indagine sui possibili legami Trump-Russia, pur rilevando una serie di "gravi errori" all'interno della catena di comando del Bureau.

Nonostante gli errori rilevati, il rapporto dell'ispettore generale del Dipartimento di Giustizia, Michael Horowitz, scagiona i vertici dell'epoca dell'Fbi dall'accusa, lanciata dai repubblicani di una "caccia alle streghe" nei confronti di Donald Trump, motivata da pregiudizio politico. I vertici del Bureau, compresi gli ex direttori James Comey e Andrew McCabe, conclude Horowitz, non agirono per fini politici. "Non abbiamo trovato prove documentali o testimoniali che il pregiudizio politico o motivazioni improprie influenzarono la decisione dell'Fbi di ottenere un mandato Fisa su Carter Page", si legge nel sommario del rapporto. Il riferimento è agli strumenti di sorveglianza elettronica previsti dal Foreign Intelligence Surveillance Act, che furono autorizzati dal tribunale speciale che esamina le richieste dell'Fbi e di altre agenzie di intelligence Usa.

Il nome di George Papadopoulos, l'ex consulente della campagna di Trump che frequentò il professore maltese Joseph Mifsud, compare più volte nel rapporto dell'ispettore generale del Dipartimento di Giustizia, Michael Horowitz. Tra i "17 errori ed omissioni" compiuti dall'Fbi per ottenere i tre successivi rinnovi della prima autorizzazione ad intercettare la campagna di Trump, ce n'è una che riguarda anche Papadopoulos. In particolare, l'Fbi ignorò le sue dichiarazioni fatte a una 'confidential human source' "alla fine di ottobre 2016 nelle quali "negava che la campagna di Trump era coinvolta nelle circostanze dell'hackeraggio delle email del Democratic National Committee".

Ed è scontro ai vertici della Giustizia Usa, dopo la diffusione del rapporto dell'ispettore generale del Dipartimento di Giustizia, Michale Horowitz. A prendere le distanze dalle conclusioni del rapporto è il procuratore John Durham, che sta conducendo l'indagine penale a più ampio raggio sulla genesi del Russiagate. ''In base alle prove raccolte fino ad ora e mentre la nostra indagine continua, il mese scorso ho informato l'ispettore generale che non concordiamo con alcune delle conclusioni del rapporto, riguardo ai presupposti e al modo in cui fu aperta l'indagine dell'Fbi". Nel suo rapporto Horowitz ha concluso che da parte dell'Fbi vi sono stati "errori ed omissioni", ma l'indagine aperta nell'ottobre del 2016 sulla campagna elettorale di Donald Trump non fu dettata da pregiudizio politico ed aveva le basi per essere avviata. "Ho il massimo rispetto per la missione dell'Uffixio dell'ispettore generale e per il vasto lavoro confluito nel rapporto peparato da Horowitz e dal suo staff", ha dichiarato Durham. "Tuttavia, la nostra indagine non si limita a sviluppare informazioni dall'interno del Dipartimento di Giustizia. La nostra indagine ha compreso informazioni sviluppate da altre persone ed entità, sia negli stati Uniti che fuori dagli Stati Uniti", ha detto ancora Durham, che nell'ambito della sua indagine sulla genesi del Russiagate è stato anche in missione in Italia.

"Il rapporto dell'ispettore generale" scrive il ministro della Giustizia William Barr "rende chiaro che l'Fbi lanciò un'indagine intrusiva su una campagna presidenziale basandosi su sospetti flebili che, a mio giudizio, erano insufficienti per giustificare le decisioni prese". Per Barr, "è anche chiaro che dall'inizio, le prove raccolte nell'indagine erano costantemente scagionanti. Nonostante questo, l'indagine e le intercettazioni sono state portate avanti per la durata della campagna e all'interno dell'Amministrazione Trump".

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