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Afghanistan, americani e talebani più vicini al 'cessate il fuoco'

16 gennaio 2020 | 16.46
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Islamabad: "Progressi nei colloqui in Qatar"

(Afp)
(Afp)

Negoziatori americani e talebani sembrano fare progressi in Qatar, dove le due parti sono al lavoro per riavviare i negoziati di pace, ha detto giovedì il ministro degli Esteri del Pakistan. Shah Mahmood Qureshi ha affermato che "ci sono stati degli ottimi sviluppi" nella giornata di giovedì ed "i talebani hanno mostrato la loro disponibilità ad accettare la richiesta di riduzione della violenza". Parlando in una dichiarazione video rilasciata dal ministero degli Esteri, Qureshi ha aggiunto: "Credo che questo sia un passo in avanti verso l'accordo di pace".

Separatamente, i media Usa hanno riferito le dichiarazioni di alcuni funzionari talebani, che affermano di aver consegnato all'inviato americano nei colloqui "un documento che delineava la loro offerta per un cessate il fuoco temporaneo in Afghanistan che sarebbe durato tra sette e dieci giorni".

La richiesta degli Stati Uniti di ridurre la violenza ha bloccato la ripresa dei colloqui di pace formali per mesi. Entrambe le parti sembravano vicine alla firma di un accordo di pace a settembre, prima di vedere i propri sforzi diplomatici, durati quasi un anno, vanificati da un tweet a sorpresa di Donald Trump. Il presidente Usa dichiarò di aver preso la decisione a seguito di un attacco talebano nel quale era rimasto ucciso un militare statunitense.

Da allora, il rappresentante speciale degli Stati Uniti per l'Afghanistan, Zalmay Khalilzad, ha cercato un modo per riavviare i negoziati, prima facilitando uno scambio di prigionieri e ora chiedendo una riduzione della violenza. I colloqui sono ripresi a novembre dopo una visita senza preavviso di Trump in Afghanistan il Giorno del Ringraziamento, ma sono stati "bloccati" a dicembre, a seguito di un attacco talebano ad una base americana altamente fortificata.

Un altro attacco talebano all'inizio di questo mese ha causato la morte di due membri dell’esercito americano, quando il loro veicolo è stato colpito da una bomba lungo la strada. Un portavoce talebano, Zabiullah Mujahid, ha propagandato l'attacco su Twitter, affermando come l'esplosione abbia fatto a pezzi il veicolo e ucciso gli "invasori".

L’ufficio del presidente dell'Afghanistan avrebbe fatto richiesta ai talebani di accettare un cessate il fuoco, descrivendo la sola "riduzione della violenza" come inadeguata, secondo il portavoce presidenziale Sediq Sediqqi.

Critiche alla richiesta di “riduzione della violenza” arrivano anche dall'ex capo dell'intelligence Amrullah Saleh, stretto alleato del presidente afghano Ashraf Ghani, perché giudicato un termine troppo vago. "Non lo troviamo nel dizionario di guerra e pace", ha detto in un post su Twitter giovedì.

"Ecco come i Talebani interpreteranno la richiesta", ha scritto. "'Uccidiamo alcune persone invece di molte persone. Facciamo un bombardamento in località urbane alla settimana anziché diversi. Il cessate il fuoco (al contrario) esiste in tutte le culture. Smetti di uccidere gli umani. Semplice".

Un accordo di pace tra Stati Uniti e talebani spianerebbe la strada al ritiro di migliaia di truppe statunitensi dall'Afghanistan, una promessa chiave della campagna elettorale che Trump vuole mantenere. Ma ridurre le truppe aumenterà anche la pressione sulle forze governative afghane, che faticano ad eseguire operazioni militari senza il vicino sostegno degli Stati Uniti.

Il comando militare americano a Kabul ha già iniziato a ridurre le truppe nonostante i negoziati di pace bloccati. A ottobre, il generale Austin "Scott" Miller, comandante delle forze statunitensi e della Nato in Afghanistan, ha dichiarato che il numero di truppe nel paese è stato ridotto di 2.000, definendo la mossa "parte della nostra ottimizzazione".

Secondo un portavoce militare statunitense a Kabul, il Colonnello dell'esercito Sonny Leggett, in Afghanistan si trovano ancora 13.000 soldati. Quando Miller prese il comando in Afghanistan l'anno scorso, il numero delle truppe era di circa 15.000.

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