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Arrestato in Egitto, la denuncia: "Studente torturato"

08 febbraio 2020 | 16.54
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La denuncia dell'Egyptian Initiative for Personal Rights. L'attivista Patrick George Zaky è originario di Mansoura. Egitto: "15 giorni di custodia cautelare". Di Maio "segue con attenzione" il caso. L'amico: "Spero che fare rumore sui social aiuti"

(Fotogramma /Ipa)
(Fotogramma /Ipa)

Le autorità giudiziarie egiziane hanno confermato l'arresto dell'attivista Patrick George Zaky, studente del Master GEMMA (studi di genere e delle donne) dell'Università di Bologna, scrive il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, in un tweet. Scomparso per alcune ore all'arrivo al Cairo, si trova ora agli arresti nella città natale di al Mansoura, e rischia una detenzione prolungata e tortura, denuncia Noury. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio segue con attenzione, attraverso l’ambasciata a Il Cairo, la vicenda dell’arresto. Lo si apprende da fonti della Farnesina.

Per ora la Procura di Mansoura Sud ha ordinato che Patrick George Zaky sia trattenuto in custodia cautelare per 15 giorni. Lo studente è stato arrestato venerdì al Cairo in base al procedimento numero 7245 del 2019, emesso contro di lui dalla stessa Procura. Lo riferisce sulla sua propria pagina Facebook la ong egiziana 'Egyptian center for economic and social rights' (Ecesr). Tra le accuse contro lo studente, precisa la ong, anche quella di "istigazione al rovesciamento del governo e della Costituzione".

L'ONG, "E' STATO TORTURATO" - Patrick George Zaki, lo studente al master Gemma dell'Università di Bologna è stato torturato dalle autorità egiziane. Lo denuncia attraverso la propria pagina Facebook la ong egiziana 'Egyptian Initiative for Personal Rights'. Secondo gli avvocati dello studente, denuncia la ong Eipr, Patrick George Zaki nell'arco di "24 ore" è stato "picchiato, sottoposto a elettroshock, minacciato e interrogato su varie questioni riguardanti il suo lavoro e il suo attivismo". In una nota, la ong, per la quale lavorava il ragazzo, ricostruisce tutte le fasi della vicenda. La mattina di venerdì 7 febbraio, riferisce la Egyptian Initiative for Personal Rights, "Patrick George Zaki è stato fermato all'aeroporto del Cairo mentre rientrava a casa dall'estero". Patrick, che aveva lasciato l'Egitto lo scorso agosto, era impegnato in un master all'Università di Bologna e rientrava in Egitto per una "breve visita alla sua famiglia", quando "è stato preso in custodia all'aeroporto dalla National Secirity Investigations (Nsi) egiziana ed è scomparso per le successive 24 ore". Patrick, prosegue la denuncia della ong, è stato inizialmente portato in una struttura della Nsi al Cairo per essere interrogato, "prima di essere trasferito negli uffici Nsi della sua città natale", Mansoura, a circa 120 chilometri a nordest della capitale. Qui, secondo i suoi legali, che lo hanno incontrato oggi nell'ufficio del procuratore di Mansoura, sarebbero avvenute le percosse, le torture e le minacce contro il giovane.

LEGALI DELLO STUDENTE, "ACCUSE FALSE"- Nell'interrogatorio avvenuto oggi davanti al pubblico ministero di Mansoura, contro Patrick George Zaki sono state mosse accuse "false". E' quanto denunciano i legali dello studente, secondo quanto riferisce in una nota la ong Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), per la quale lavorava il giovane arrestato ieri al Cairo. Il rapporto di polizia presentato allo studente, denunciano i legali, "sostiene falsamente che venne arrestato a un posto di blocco nella sua città natale, a seguito di un ordine emesso a settembre 2019". I legali dello studente sottolineano che Patrick ha lasciato l'Egitto "nell'agosto del 2019" per iniziare i suoi studi in Italia e "questo è il suo primo ritorno fin da allora". Le accuse presentate fino a questo momento nei confronti del giovane comprendono: "Pubblicazione di voci e false notizie che puntano a disturbare la pace sociale e fomentare il caos; incitamento alla protesta senza il permesso delle autorità competenti allo scopo di minare l'autorità dello stato; incitazione al rovesciamento dello stato: gestione di un account social media che mira a compromettere l'ordine sociale e la sicurezza pubblica; incitamento a commettere violenze e al terrorismo". L'Eipr chiede "l'immediata scarcerazione" di Patrick George Zaki e che venga "messa fine alla continua persecuzione e alle detenzioni arbitrarie dei professionisti dei diritti umani, dei membri dei gruppi della società civile e dei giornalisti". Dall'ottobre dello scorso anno, ricorda Eipi, sono stati sei i membri della ong che sono stati temporaneamente arrestati e interrogati, anche per periodi di due giorni.

I TIMORI DI AMNESTY - Il timore, spiega all'Adnkronos, il portavoce di Amnesty Italia Noury, è che le indagini preliminari siano ancora in corso e che quindi la sua carcerazione possa essere estesa di 15 giorni in 15 giorni, per un lungo periodo di tempo, pratica comune in Egitto contro gli attivisti, alcuni dei quali sono in carcere dal 2017 in attesa della conclusione delle indagini e quindi della scarcerazione o comunque di un processo. "La preoccupazione è che si tratti dell'ennesimo caso di persecuzione giudiziaria di un attivista per attività del tutto legittime, che ora parta questa serie di ordinanze di detenzione che lo vedranno privato della libertà personale, e per la sua incolumità fisica", ha dichiarato Noury, sollecitando le autorità italiane "a chiedere garanzie e informazioni se non altro perché Zaky studiava in Italia". L'iniziativa egiziana per i diritti della persona è una importante ong per la difesa dei diritti civili che in questi anni si è espressa sul caso di Giulio Regeni.

"Mi associo alle preoccupazioni di Amnesty International e spero che si possano avere presto notizie rassicuranti sullo studente egiziano che sta frequentando un master nell'università di Bologna", commenta il sindaco del capoluogo emiliano-romagnolo, Virginio Merola. "Dal balcone del nostro Comune - aggiunge il sindaco - sventola lo striscione giallo per Giulio Regeni, anche per questo non possiamo essere indifferenti a quello che è accaduto". E da parte dell’Università di Bologna c’è la "massima attenzione" sul caso. Al momento l’Ateneo sta raccogliendo le informazioni del caso. Lo studente, secondo quanto si apprende, "non si trovava là per un incarico dell’Università, in quel caso - si spiega - l'avremmo saputo immediatamente, visto che monitoriamo i nostri studenti all'estero".

"Patrick George è uno studente di una università italiana. Presenterò una interrogazione per chiedere se il governo italiano ha chiesto informazioni sulle ragioni dell’arresto e se ha protestato". Lo scrive su Twitter Lia Quartapelle, capogruppo del Pd in commissione Esteri della Camera e componente della commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.

Intanto scatta una petizione sulla piattaforma Change.org per chiedere al governo egiziano "il rilascio di Patrick George Zaky". Le firme hanno superato quota 1000, e crescono di minuto in minuto mano a mano che la notizia dell’arresto si diffonde. "Patrick George Zaky - riporta il testo della petizione - è stato preso in custodia dalla polizia egiziana una volta atterrato all’Aeroporto del Cairo".

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