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Coronavirus, Schröder: "Sì a eurobond, Germania renda aiuto che ebbe"

08 aprile 2020 | 09.43
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L'ex cancelliere: "E' ora del debito comune"

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

"Sono convinto che come prossimo passo abbiamo bisogno anche di uno strumento di debito comune europeo. Possono essere gli eurobond, anche se non sono veloci da realizzare, oppure può essere un'obbligazione comune e una tantum". Risponde così l'ex cancelliere Gerhard Schröder a una domanda sui coronabond in un'intervista al Corriere della Sera. "Ho l’impressione che l’atteggiamento della Germania sul debito stia cambiando. La situazione è anche molto diversa da quella della crisi finanziaria del 2008. Italia e Spagna vengono colpite dalla pandemia senza alcuna colpa. E le conseguenze economiche, sociali e umane sono molto più devastanti di allora - dice - Nel frattempo, molti economisti tedeschi, gli stessi che finora avevano sempre osteggiato gli eurobond, esprimono l’opinione che siano proprio questi la direzione da prendere. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte propone anche un fondo per la ricostruzione. Io dico: perché no? Se c’è un Paese che deve capire che dopo una crisi esistenziale è indispensabile avere un sostegno paneuropeo per la ricostruzione, questo è la Germania. Noi siamo stati aiutati molto dopo la Seconda Guerra Mondiale".

Convinto, che "ci avvantaggiamo tutti dall’Europa unita, sul piano politico, culturale ed economico", Schröder sottolinea come "per questo dobbiamo rapidamente tornare a una normalizzazione della vita". "Le frontiere interne non possono rimanere chiuse a lungo - afferma - Le persone devono potersi incontrare di nuovo. Le imprese devono tornare a produrre. E' una questione che si pone non solo la Germania. Cruciale è agire insieme e possibilmente cercare soluzioni europee. Questo è il mio appello". In Italia, Spagna, Francia, "è giusto" per Schröder "parlare di una minaccia esistenziale nel vero senso della parola". La pandemia di coronavirus, dice, è "una sfida che nessuna nazione può vincere da sola", ma "forse questa crisi globale ci porterà a una riflessione: viviamo tutti sullo stesso pianeta e possiamo avere successo soltanto insieme", anche "nella soluzione di problemi globali come i cambiamenti climatici, la fame, il sottosviluppo". Invece di confronto, conclude "abbiamo bisogno di più cooperazione: se questa semplice verità venisse compresa a Washington, a Mosca, a Pechino e a Bruxelles, sarebbe un bene per tutti".

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